
Nessuna festa è più iconica del Natale! C’è chi lo ama e chi non sopporta di sentire Maria Carey già da novembre. In questo articolo voglio proporti 5 curiosità per aiutarti a scoprire se sei più un burbero Grinch o un allegro elfo di Babbo Natale.
N.1 Il Natale non è sempre il 25 dicembre
No, non mi sto confondendo con la Pasqua che segue il calendario lunare come il Ramadan.
Se chiedete a un amico ortodosso quando si festeggia il Natale, vi risponderà “il 7 gennaio“. Perché? Beh, qualcuno potrebbe pensare che sia dovuto allo scisma d’oriente (1054), quando i cattolici e gli ortodossi hanno deciso di allontanarsi per motivi religiosi e politici.
In realtà è semplicemente colpa del calendario.

Nel 1582 papa Gregorio XIII aveva deciso di riformare il calendario giuliano (che risaliva ai tempi di Giulio Cesare!) cancellando letteralmente i giorni tra il 5 e il 14 ottobre. Così il 7 gennaio era “tornato indietro” al 25 dicembre.
Gli ortodossi, soprattutto in Russia, continuarono però a usare il calendario giuliano ed è per questo motivo che festeggiano il Natale il 7 gennaio (la nostra Epifania equivale quindi alla loro Vigilia!). Quindi in un certo senso sì, è colpa della scisma, ma solo indirettamente.
N.2 Babbo Natale è nato come trovata pubblicitaria
Passiamo ora a parlare di quel vecchio signore panciuto che porta i regali ai bambini che si sono comportati bene. Lo sapevate che il Babbo Natale vestito di rosso è nato poco meno di un secolo fa come “testimonial” della Coca-Cola?

L’immagine come noi la conosciamo nasce dalla penna (o forse è meglio dire dal pennello) di Haddon “Sunny” Sundblom, un’illustratore statunitense che curò la grafica di Babbo Natale dal 1931 al 1964. Prima di lui Babbo Natale era stato rappresentato come un elfo, a volte anche dall’aspetto malvagio, verde!
N.3 Babbo Natale non è l’unico che porta i regali
Ebbene sì, anche Babbo Natale deve stare attento alla concorrenza perché ci sono altre due donne che svolgono questo bellissimo lavoro stagionale.
La prima è Santa Lucia che passa nelle case dei bambini nella notte tra il 12 e il 13 dicembre. Lucia fu una martire cristiana del IV secolo, denuniciata da un uomo che aveva rifiutato. Prima di ucciderla le cavarono gli occhi e per questo è considerata la santa protettrice della vista. Secondo la tradizione si fa accompagnare da un asinello che la guida e le porta i sacchi con i doni, per questo i bambini lasciano sempre un po’ di fieno e di latte per ristorarlo.
In Italia è festeggiata soprattutto nelle province di Bergamo, Brescia e Siracusa (che è il luogo di origine della santa). All’estero, nei Paesi scandinavi e Danimarca, è aspettata perfino più che Babbo Natale!

La seconda è la Befana. Si dice che questa vecchia signora (brutta fuori ma buona dentro) voli su una scopa ed entri nelle case dei bambini la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Se si sono comportati bene, riempie le calze che hanno lasciato appese con dei dolcetti. Altrimenti gli lascia del carbone!
Il suo nome deriva dalla festa dell’Epifania ed è una figura tipicamente italiana. Ci sono molte figure pagane che ricodano la befana, la laggenda cristiana la vuole legata alla storia dei Re Magi. Dopo averle chiesto indicazioni per cercare la capanna di Gesù bambino, i Re Magi l’avevano invitata ad andare con loro. La vecchietta inizialmente aveva rifiutato, ma poi si era resa conto del suo terribile errore e per rimediare aveva riempito un sacco di doni e dolci da distribuire a tutti i bambini, nella speranza di trovare il piccolo Gesù.

N.4 L’albero di Natale e le sue origini germaniche
Passiamo ora a un altro simbolo, forse il più famoso insieme al presepe: l’albero di Natale. Se il primo è un prodotto italiano ed è diffuso soprattutto nei paesi Mediterranei, per trovare le radici dell’altra tradizione dobbiamo oltrepassare le Alpi.
La leggenda vuole infatti che il primo “abate consacrato” risalga a San Bonifacio, un vescovo tedesco dell’VIII secolo. Il vescovo avrebbe fermato un sacrificio umano che stava avvenendo sotto una quercia (che per chi non lo sapesse è uno degli alberi sacri per eccellenza, qui per Thor ma già per Zeus presso i Greci). Avrebbe poi scelto un piccolo abete cresciuto lì vicino indicandolo ai pagani come il loro nuovo albero sacro, simbolo di Cristo per il suo essere sempre vivo in ogni stagione.

L’albero come lo conosciamo oggi ha un’origine però più recente ed è collocabile nel Nord Europa protestante. A Tallin, in Estonia, nel 1441 venne innalzato un albero nella piazza principale attorno al quale i giovani scapoli ballavano in cerca dell’anima gemella. Si ha poi l’attestazione di altri alberi in a Riga nel 1510 e a Brema, in Germania, nel 1570. Inizialmente non era molto accettato in ambito cattolico, ma gia nel 1800 era diventata una tradizione diffusa in tutto il mondo.
Per quanto riguarda le lucine, bisogna aspettare fino al 1882 quando Edward H. Jonhson, socio di Thomas Edison, realizzò per la sua casa a New York il primo albero di Natale illuminato con lampadine a incandescenza rosse, bianche e blu.
Oggi l’albero è un addobbo che non può mancare e che, almeno al Nord, viene tradizionalmente fatto l’8 dicembre in occasione del ponte dell’Immacolata.

N.5 Il Natale è riuscito a fermare (per un giorno) la guerra
Era il 24 dicembre 1914, alla fine del primo anno della Prima guerra mondiale. Sul fronte occidentale, dove inglesi e tedeschi combattevano per pochi metri di terra ogni giorno, un soldato inglese uscì dalle trincee con le mani in alto e nessun tedesco osò sparagli. Per un attimo tutti sembrarono essersi dimenticati di essere in guerra. Una guerra che avrebbe dovuto essere breve e che invece in quattro anni costò la vita a più di 8 milioni di soldati.
Al primo soldato inglese se ne aggiunsero altri, poi uscirono anche i tedeschi e infine uscirono pesino gli ufficiali. Questi stabilirono una tregua che è poi passata alla storia come “la Tregua di Natale”: quarantott’ore in cui cessò ogni ostilità e i ragazzi (perché la maggior parte di loro questo era, ragazzi poco più che maggiorenni) fecero persino una partita di calcio! La voce si espanse velocemente in tutte le trincee (perché infondo non corrono solo le brutte notizie) e quell’anno, e solo per quell’anno, più di 100.000 soldati trascorsero il Natale in pace.
Così un ragazzo di Gateshead scrisse a un suo amico in una lettera, pubblictata poi sul Newcastle Daily Journal per raccontare ciò che aveva vissuto:
I tedeschi si sono fatti vedere, e, per farla breve, è finita che ci siamo incontrati a metà strada, per darci la mano e scambiare sigarette e piccole cose, e ci siamo salutati come migliori amici. […] Sono certo che se la decisione stesse agli uomini, non ci sarebbe nessuna guerra.

Con questo messaggio di pace, io vi auguro un buon Natale e mi raccomando: siate originali quando fate gli auguri, siate come Bill!

Nicole Maestroni