
Quante volte i nostri genitori ci hanno mandato a letto alle 21:30, massimo alle 22, perché “dovevamo fare almeno 8 ore di sonno”, o quante volte le nonne ci hanno obbligati a dormire un paio d’ore dopo pranzo (abbiocco post-prandiale permettendo) perché avevamo la faccia stanca, quindi “hai dormito poco”? E quante volte abbiamo risposto che non avevamo sonno?
Bene, sappiate che non eravamo noi sbagliati, perché la teoria secondo la quale fare 8 ore di sonno sarebbe benefico per la nostra salute mentale e fisica è una balla stratosferica. O meglio: non è sempre stato così nella storia. Anche perché non si spiegherebbero quei casi di insonnia non causati da stress, ansie, caffeina e altre sostanze eccitanti.
Ma andiamo con ordine…
Se cercate su Google “quante ore bisogna dormire per svegliarsi riposati?”, la risposta che riceverete è un “8 ore” scritto a caratteri cubitali nel primo risultato dato. I vari articoli sono corredati da informazioni di vaga provenienza, che indicano quante ore dovrebbero dormire le persone in base alla fascia d’età. Ma lo sappiamo: le ore di sonno ideali variano non solo a seconda dell’età biologica, ma anche in base alle caratteristiche biologiche e genetiche di ogni singolo individuo, nonché alla vita che si fa. Ergo: non esiste un quantitativo di ore di sonno perfetto, ma è tutto soggettivo.
Questioni storiche
Va da sé comprendere che queste differenziazioni sono state introdotte negli ultimi decenni, sulla base di studi ed esperimenti sociali fatti da esperti, ma nel corso della storia si pensa che l’essere umano avesse bioritmi completamente diversi (e impensabili) rispetto ad oggi e ciò non dovrebbe poi shockarci più di tanto. La nostra Neurosgami, in un suo recente reel, ha raccontato attraverso studi su fonti storiche che, fino al XVII secolo, il nostro sonno era diviso in due fasi: una dormita di 3-4 ore, interrotta da un’attività notturna, che poteva essere lo studio o un lavoro manuale, per poi tornare tra le braccia di Morfeo una seconda volta. Questo perché in quell’epoca non esistevano sveglie od orologi da muro o tavolo che permettessero di quantificare in maniera precisa l’ora, quindi ci si basava soprattutto sulla luce solare.

Un ritmo sonno-veglia più congeniale per l’essere umano
Ma le sorprese non finiscono qui: alcuni esperti sostengono che questi ritmi del passato, che per i più dormiglioni sembrano pratiche di tortura e privazione di un diritto umano fondamentale, siano più congeniali alla nostra specie rispetto a quelli che abbiamo assunto almeno negli ultimo due secoli, spiegando, forse, l’insonnia cronica di alcune persone, cioè non dovuta a fattori di stress, preoccupazione o di dosi massicce di caffè. Quindi chi vuole smentire (e causare un infarto) a genitori, nonne e medici, faccia pure: magari sarà la volta buona che gli scienziati si convinceranno che noi che facciamo fatica a prendere sonno o che dormiamo 6 ore a notte e il giorno dopo stiamo benissimo siamo, invece, un retaggio di antiche abitudini da studiare e, forse, preservare.
Licia Ballestrazzi