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Arte contemporanea: perché è così distante da quella antica?

Arte rinascimentale e arte contemporanea

Tagli sulla tela, orinatoi e banane, oggi tutto può essere arte. Come siamo passati dal David di Michelangelo (che comunque faceva anche lui cose strane tipo mettere le corna a Mosè) alla banana di Cattelan? Perché l’arte contemporanea sembra così assurda?

Nonostante le loro variazioni, i movimenti artistici in Europa prima del 19° secolo avevano sempre avuto come focus la mimesi della realtà. Si distinguevano principalmente nella variazione dei temi o nella tecnica, ma ciò che avevano in comune era lo scopo di rappresentare le immagini nel modo più accurato e dettagliato possibile.

Cambiamenti radicali come questi non avvengono in breve tempo e, come vale per tutta la storia dell’arte, non sono solo frutto del “genio” dell’artista.

La maggior parte dei cambiamenti nell’arte avviene semplicemente perché è la società a cambiare. Spesso la causa sono le guerre, oppure i progressi scientifici e tecnologici che cambiano il nostro modo di vivere e di vedere il mondo.

Se pensiamo agli ultimi 200 anni sono davvero tanti i cambiamenti avvenuti, tutti sono stati fondamentali a plasmare la società e quella che oggi chiamiamo arte contemporanea, ma uno più di tutti è stato il fattore scatenante: la riproducibilità tecnica.

Con l’invenzione della fotografia cambia tutto.

Il primo processo fotografico che ebbe successo fu il Dagherrotipo, creato ne 1837 da Louis Daguerre e annunciato al pubblico nel 1839.

Louis Daguerre innova il mondo dell' arte con il dagherrotipo
Louis Daguerre con un’illustrazione della camera da lui inventata per ottenere dagherrotipi. Credito immagine: Everett Historical/Shutterstock.com

Seppur il dagherrotipo fosse ancora un’immagine unica, non riproducibile, in pochissimo tempo si diffuse in tutto il mondo impattando in modo imprevedibile sulla società.

La fotografia, superando i dipinti nella sua capacità di rappresentare la realtà, in un certo senso, ha liberato la pittura dalla necessità di essere realistica. 

Solo a partire dagli anni Settanta dell’Ottocento, grazie a nuovi miglioramenti del procedimento, la fotografia divenne non solo riproducibile, ma anche più semplice da utilizzare.

Per la prima volta l’arte era diventata accessibile non solo alle classi superiori, ma anche a quelle inferiori: tutti potenzialmente potevano scattare una fotografia.

Non solo, dopo pochi anni fu introdotto un altro nuovo mezzo per rappresentare la realtà: il cinema. Divenne subito popolare quando, nel 1895 a Parigi i fratelli Lumière proiettarono in pubblico il primo filmato della storia La sortie de l’usine Lumière.

A questo punto che senso aveva seguire tutte le regole e i canoni stabiliti per riprodurre fedelmente la realtà in un dipinto?

Gli Impressionisti furono i primi a capire che la pittura non doveva competere con la fotografia, ma piuttosto completarla, rappresentare ciò che la fotografia non poteva.

Finalmente non era necessario seguire le regole della prospettiva, del disegno, dei soggetti e tutte le convenzioni della tradizione. In piena libertà espressiva, gli artisti hanno dato sfogo al proprio estro creativo esplorando tecniche e approcci mai sperimentati prima.

Questa libertà ebbe delle conseguenze.

L’arte diventò sempre meno comprensibile al grande pubblico, e necessitava di mediatori.

L'opera d' arte di Marcel Duchamp, Ruota di bicicletta, 1913
Marcel Duchamp, Ruota di bicicletta, 1913 (1964), Roma, Galleria nazionale dʼarte moderna inv. 9734 – 1998, dono di Arturo Schwarz © Succession Marcel Duchamp, by SIAE 2013

Se pensiamo agli Impressionisti, il loro stile era completamente differente a ciò che in quel momento le Accademie insegnavano. Andando controcorrente non avevano un mercato, non avevano committenti, non avevano luoghi ufficiali dove esporre e far conoscere il proprio lavoro.

È proprio in questo momento che si sviluppò la figura del mercante d’arte, un professionista che si occupava di supportare i nuovi artisti, organizzare mostre e vendere le loro opere.

Grazie a questi intermediari nel tempo le nuove modalità espressive diventarono parte integrante del mercato. Il loro commercio divenne infatti molto redditizio e il loro possesso ambito anche da ricchi e importanti collezionisti.

Non tardarono gli effetti di questo successo e riconoscimento economico.

Già a partire dai primi decenni del Novecento nuove correnti e movimenti artistici, come i dadaisti, si ribellarono contro il mercato e la mercificazione dell’arte.

Un cambiamento irreversibile avvenne a partire dal 1913, quando Marcel Duchamp realizzò il primo ready-made ponendo una ruota di bicicletta su di un piedistallo e collocandola in una galleria, luogo deputato tradizionalmente all’esposizione di opere d’arte.

Da quel momento l’arte non era più solo costituita da dipinti o sculture, ma poteva essere tutto ciò che l’artista qualificava come tale.

Sulla scia di Duchamp, artisti come Piero Manzoni, hanno voluto mettere in difficoltà il mercato dell’arte creando opere creando opere invendibili, ironizzando sul commercio dell’arte e sul ruolo dell’artista stesso.

Piero Manzoni mentre firma l'opera d' arte una Scultura vivente
Piero Manzoni mentre firma una Scultura vivente, durante le riprese per il Filmgiornale SEDI, Milano, 13 gennaio 1961. Crediti immagine: Fondazione Piero Manzoni

In Scultura vivente (1961) Piero Manzoni piuttosto che dipingere il corpo nudo di una modella come da tradizione, ne firma direttamente il corpo vivo, realizzando anche un certificato di autenticità.

Ma ciò non è bastato a fermare il mercato. Se non è possibile acquistare la modella vivente firmata dall’artista, sarà l’attestato rilasciato dall’artista a chi ha assistito alla performance ad avere valore commerciale.

Il denaro è diventato uno dei motori principali della produzione artistica e questo è ciò che sostengono i detrattori dell’arte contemporanea.

Ma non è anche questo lo specchio della società contemporanea? Una società che si fonda sul potere del denaro e sul consumo sfrenato delle risorse.

Se in passato le opere d’arte servivano ad esplorare i propri contesti economici, sociali e politici, gli artisti contemporanei hanno fanno un ulteriore passo avanti usando spesso il loro lavoro come forma di commento politico o come critica alla società odierna.

Con molta probabilità la situazione non cambierà senza un’azione collettiva, che non riguarda solo il mondo dell’arte, ma anche come vogliamo che sia il nostro passaggio su questa Terra.

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