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Bill: odi et amo

Contrariamente a ciò che pensano in molti, Bill è sempre stato bersaglio di molte persone sui social che non volevano accettare la sua filosofia e il suo modo di porsi. Mentirei se dicessi che è un problema relativo solo all’ultimo periodo. È sempre stato così, fin dalla prima vignetta. Ed è anche grazie a questi commenti che ha avuto la possibilità di diventare lo stickman più famoso del web. Ma non sono qui per fare la figura dell’adolescente che su Instagram scrive “mi hanno buttato tra i lupi e ne sono uscito capo branco”. Proprio no. E neanche per sottolineare quanto il web sia pieno di persone frustrate, brutte e cattive che non hanno nulla di meglio da fare piuttosto che insultare qualcuno che non esiste. O forse, questo sì… vi lascio con il beneficio del dubbio.

La potenza di un omino

A tal proposito, l’analisi interessante che non ho mai avuto modo di fare tra un post e l’altro sulla pagina Facebook, è quella sul ruolo di questo buffo omino stilizzato. Ormai 5 anni fa, ho deciso di disegnarlo nel modo più semplice possibile e senza alcuna caratteristica particolare proprio affinché tutti potessero immedesimarcisi e prenderlo come esempio. Allo stesso tempo però, la sua semplicità fanciullesca era anche un richiamo, ovviamente ironico, a quel concetto che a parole si esprimerebbe con il classico “vuoi che ti faccio un disegnino?”. Questo, come qualsiasi altra cosa sul web (anche il semplice video di un gattino probabilmente), ha polarizzato gli utenti: da un lato chi ama Bill e condivide le sue perle di saggezza, e dall’altro chi non lo sopporta e non si fa mancare neanche un’occasione per insultarlo. Il motivo? Perché Bill si permette il lusso di indicare alle persone cosa è meglio e cosa non è meglio fare. Un qualcosa che per molti rappresenta un’assurdità, soprattutto nell’epoca della (dis)informazione in cui non esiste più nessuna verità e ognuno si sente libero di ostentare il proprio pensiero, anche se questo è infondato o va a danneggiare il prossimo. Ormai, purtroppo, ci siamo abituati al brutto e le persone hanno imparato a sguazzarci con tutti gli stivali, a sentircisi a proprio agio come se fosse la normalità. Uno dei motivi per cui è nato questo magazine è proprio per affrontare tutto ciò.

A tu per tu con noi stessi

Ma non solo: la cosa più interessante è che Bill rappresenta il riflesso dei nostri comportamenti, e per questo può suscitare diverse reazioni. Io stesso che gli do voce, rimango stupito dallo scoprire come vivo il mio quotidiano cercando di essere Bill, figuriamoci gli altri. Non posso biasimarli. Un po’ come quando passiamo un’intera giornata in giro, siamo sicuri di noi, però poi ci guardiamo allo specchio a fine giornata e pensiamo “ma tutti quelli che ho incontrato oggi mi hanno visto così?” e sembrano crollarci addosso tutte le certezze per qualche attimo. Oppure quando siamo convinti di essere bellissimi e la fotocamera frontale del telefono aperta per sbaglio sembra dirci “Eh no, non penso proprio!”.

Forse dovremmo imparare a riconoscerci di più davanti a questi specchi e ad essere più onesti con noi stessi. Perché se ci chiudiamo nel riccio della nostra visione limitata e ci innervosiamo a tal punto da arrivare ad insultare un omino fatto di linee e punti, non facciamo di certo una splendida figura.

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