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Burger King: aiutare il prossimo ordinando da Mc Donald’s

Quando dicevamo che dal primo lockdown ne saremmo usciti migliori, probabilmente nessuno di noi ci credeva veramente. Un allontanamento fisico dettato da una sofferenza e solitudine limitata alle 4 mura domestiche. È emerso in ognuno di noi il bisogno di amarci l’un l’altro. D’altronde è risaputo che una cosa acquisisce valore solo quando non c’è più e per degli animali sociali come l’essere umano, la cosa che più è mancata è stato il contatto fisico.

Anche se bisogna ammettere che è bastato poco per farci ritornare con i piedi per terra,  ricordando di come qualche giorno dopo il termine del lockdown, siamo tornati a dividerci e schierarci al ritorno di Silvia Romano in Italia, dopo il pagamento del riscatto ai terroristi. 

Tutti noi abbiamo fatto promesse. Cosa faremo dopo il lockdown? Beh sicuramente saremo più altruisti, gentili e disposti a migliorare la società, il tutto condito da candele e spartiti sui balconi.

Finché la promessa viene fatta dalle persone, si sa, lascia un po’ il tempo che trova. È solo l’ennesima promessa non mantenuta che inseriamo nel cassetto della scrivania.

Campagne pubblicitarie sociali

Ma quando la promessa viene fatta da un brand allora le cose cambiano. Perché quella promessa se la ricordano milioni di persone.Negli ultimi anni i brand si sono riorganizzati per creare una cultura aziendale, una sfida condita di prese di posizione quando si è di fronte a problemi sociali. Un grande esempio è la campagna della Nike nel 2018 a sostegno di Kaepernick, il giocatore professionista di Football Americano che ha deciso di inginocchiarsi durante l’inno americano in segno di protesta contro l’ennesima violenza gratuita dei poliziotti nei confronti dei concittadini afroamericani. Nike è sempre stato molto proattiva in queste campagne, si ricorda anche la campagna Stand Up Speak Up, con i braccialetti bianco e neri che gli ambassador sportivi indossano a sostegno della causa contro il razzismo.

Burger king vs Mcdonald’s: Halloween 2016

Spostandosi di settore, arrivando nel food, ci addentriamo nella faida secolare tra Burger King e Mc Donald’s. I due brand si sono sfidati a suon di campagne pubblicitarie e sentenze al tribunale, dovendo addirittura inserire un’importante voce di costo a bilancio di avvocati e legali a tutela della propria posizione. 

Da questa premessa mancherebbero i presupposti emersi durante il lockdown. L’altruismo non è contemplato nei confronti di chi fino qualche mese prima faceva di tutto per rubarci clienti. E invece, come anticipato nell'incipit, apparentemente questo 2020 ha lasciato da parte il rancore e l’aria pesante dei tribunali, mettendo in primo piano il bene comune. Una sorta di perdono dopo esserci vestiti da McDonald's durante Halloween nel 2016.

La Campagna pubblicitaria di Burger King a favore di Mcdonald’s

Burger King Inghilterra ha lanciato una campagna a sostegno dei lavoratori del settore delivery, che dal 5 novembre sono stati colpiti dall’ordinanza di lockdown parziale del primo ministro Boris Johnson che prevede la chiusura dei ristoranti ma non la consegna a domicilio. Un’ordinanza che poi ha fatto seguito nei restanti paesi europei, come Francia e Italia, dove la consumazione dei pasti è limitata alle proprie mura domestiche dopo le 18.00.

La campagna pubblicata da Burger King incentiva quindi a ordinare delivery ma non da Burger King. Bensì da KFC, Rossopomodoro, Domino’s Pizza e tanti altri. Il vero nome che stona tra i tanti è proprio Mc Donald’s, l'acerrimo nemico che fino l’anno scorso era un concorrente primario al quale rubare più fetta mercato possibile.

Con questa campagna, Burger King diventa capo guida dell’invito a ordinare delivery, non solo da loro ma anche dagli altri, che siano concorrenti diretti e indiretti. Una campagna di Burger King che mette da parte i rancori passati e rimette in luce la solidarietà e la vulnerabilità in un momento difficile per tutti i settori, tra i tanti proprio quello della ristorazione.

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