
“Ciao Regista,
Volevo chiedere il tuo parere su una questione. Come possiamo elaborare un dolore? Soprattutto quando questo deriva dal ricordo delle cose belle che non ci sono più, o addirittura da quelle mai vissute?
Grazie per la risposta
Emy Persiani”
Questa è la domanda che mi ha posto Emy, una persona che mi segue su TikTok, la piattaforma dove ho un profilo educativo riguardo all’argomento emozioni.
Cara Emy
Inizio con il ringraziarti, perché spesso mi chiedono come evitare o non sentire il dolore.
Sono poche le persone, che riconoscono nella trasformazione l’unica soluzione per trascendere le nostre emozioni.
La tendenza oggi è quella di prendere una pastiglia per evitare di affrontare qualsiasi problema. La maggior parte vorrebbe un pulsante “elimina” come sui Social. Per ogni azione sbagliata, avere la possibilità di eliminare le tracce dell’errato vissuto.
Sei una donna che sorride alla vita, si vede dalle foto. Non sono uno stalker, ma prima di risponderti sono venuto a vedere i tuoi social e ti ho chiesto l’amicizia proprio perché non voglio fare come quelli che su FB non mettono la foto, in modo da poter vedere in tutta tranquillità e anonimato quello che fanno gli altri.
Sarai d’accordo con me che la vita, in ogni sua stagione, assume colori e valori diversi in base alla nostra età e all’intensità con la quale decidiamo di viverla.
Ci sono esseri umani che, nonostante siano al mondo, non si pongono questioni riguardo al senso della loro presenza su questa terra.
Altre che, avendone apprezzato il meraviglioso significato, vorrebbero avere più tempo per goderne i benefici.
Non tutti conoscono l’emozione che descrivi. È più facile riconoscere la rabbia come soluzione per riuscire ad affrontare quello che gli è stato tolto o privato.
Quel dolore non fisico che si accompagna alla malinconia, alla tristezza, e tante volte al rimpianto, è il sintomo di una persona che conosce il significato dell’amore.
Io, come te, conosco bene quella sensazione che accompagna alcune giornate, soprattutto da quando ho raggiunto i primi tre traguardi. Quello dell’infanzia, della giovinezza e della maturità.
In questo terzo tempo abbiamo ancora energia e voglia di vivere, ma abbiamo anche la “sfortuna” di aver capito quanti errori abbiamo fatto.
Questo è ciò che pensa la mente. Questo è quello che ci fa stare male. Pensare di aver commesso errori.
Eppure, anche in questi momenti riesco ad essere felice. La mia storia è un esempio di come il dolore si possa creare. Siamo noi gli artefici della nostra vita e credo che tu lo abbia capito.
Per quanto ci possa sembrare di aver sbagliato, in realtà in quel momento non avremmo potuto agire diversamente. Certo, è facile con il senno di poi pensare di poter cambiare le cose nel caso ce ne fosse stata l’occasione, ma il ricordo non sempre è verità. Spesso è un’interpretazione di quello che vorremmo, ci piacerebbe o pensiamo che potrebbe essere.
Quello che mi aiuta ogni giorno a sorridere alla vita è la riconoscenza.
Quotidianamente penso alle cose più belle che mi rendono fortunato oggi, anche solo il fatto di essere vivo.
Può sembrare una magra consolazione, eppure è il segreto per vivere nella gioia.
Quando penso a quello che non ho vissuto, mi ricordo che non esiste, se non nella mia interpretazione.
Il ricordo delle gioie mi porta alla nostalgia, ma subito sorrido pensando alla fortuna di averle vissute.
Credo sia veramente importante accettare e ringraziare.
Non possiamo essere egoisti e volere più di quello che abbiamo.
Perché se non riusciamo a godere di quel che siamo diventati, rischiamo di non riconoscere il valore dei nostri sforzi.
Sono esattamente quello che posso e voglio essere.
Lasciamo che il dolore ci insegni qualcosa osservando e ascoltando il messaggio che ha da darci, ma non identifichiamoci in lui. Perché noi siamo nati per essere felici e la felicità è nel qui e ora.