

Il mito della romanità fu alla base della propaganda fascista. Pensiamo solo ai richiami all’impero nato con Ottaviano Augusto, all’architettura o, banalmente ai numeri, rigorosamente romani appunto.
Il fascismo non intervenne solo ideologicamente per fare di Roma il polo attrattivo dell’Italia intera, ma agì anche concretamente dando all’Urbe un aspetto totalmente diverso.
L’idea principale era quella della grandezza

Il concetto di grandezza era applicato sia ai monumenti preesistenti, che vennero isolati per farli torreggiare e spiccare, sia a quelli nuovi, costruiti per esprimere la potenza del regime.
Pensiamo solo all’altare della Patria, un monumento imponente, di gusto romano, che dimostra in ogni suo aspetto quanto detto. Ma gli esempi sono numerosissimi: il Foro Romano, infatti, era circondato da abitazioni rendendolo invisibile agli occhi dei più. Il regime fascista distrusse le case circostanti proprio al fine di spettacolarizzare il sito e, al contempo, legittimarsi ideologicamente.
Furono due, però, gli interventi più massivi fatti dal regime
Il primo riguardò la via dei fori imperiali, all’epoca via dell’impero, che collega il Colosseo a Piazza Venezia. Ancora oggi quest’ampia strada crea stupore. Infatti negli anni ‘30 del secolo scorso, non a caso, veniva usata da Mussolini per le grandi parate.
Il secondo intervento, ancora più famoso del primo, riguardò via della Conciliazione, la strada che ora conduce alla basilica di S. Pietro. Dopo i patti lateranensi e, quindi, la conciliazione, appunto, con il Vaticano, il regime fascista realizzò quest’incredibile via dotata di un gioco prospettico ancora oggi mozzafiato.


C’era, però, un grande problema nella realizzazione di tutte queste strade
Roma è una delle città più longeve al mondo, quindi con un grande concentrazione di edifici. Di conseguenza lo spazio per creare queste ampie vie ariose e potenti non c’era, andava creato.


Per via dei fori imperiali un intero quartiere, il quartiere alessandrino, venne spazzato via. Il regime preservò solo i monumenti di interesse storico e culturali, anche ormai erano totalmente slegati dal loro contesto.
Per quanto riguarda via della conciliazione, invece, il regime fascista distrusse moltissime case medievali e, con esse, anche grandi palazzi rinascimentali.
Certamente tutta questa demolizione, di fatto, della memoria storica, non può che far storcere il naso, ma da un altro punto di vista Roma non avrebbe tutte queste opere che ancora oggi lasciano a bocca aperta qualsivoglia turista curioso.
Per questo parlare di bontà o malignità dei vari interventi urbanistici del regime lascia il tempo che trova. Roma diede qualcosa ai fascisti e i fascismo diede qualcosa a Roma. Bisogna piuttosto interrogarsi sull’importanza ideologica degli interventi fatti e quanto abbiano legittimato quel regime che segnò tanto nell’astratto, quanto nel concreto, l’Italia intera.