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Dopo la carne, arriva il latte sintetico (o meglio, coltivato): cos’è e perché si produce

No, non parliamo del latte artificiale prodotto come alternativa al latte materno per i neonati. Il latte “sintetico” è l’ultima frontiera di un’industria alimentare che continua a reinventarsi per venire incontro ai bisogni e le richieste di un pubblico sempre più vasto e variegato. Ma di cosa si tratta esattamente? Come e soprattutto perché viene prodotto?

Parliamo di latte sintetico: cos’è? E perché si produce?

Cos’è il latte sintetico e come si produce

Esattamente come la carne coltivata (argomento molto dibattuto negli ultimi mesi nel nostro Paese), questo prodotto non richiede l’impiego di mucche o altri animali. Il latte coltivato si produce in laboratorio, sfruttando una tecnica biotecnologica emergente nota come “fermentazione di precisione“. In parole povere, si va a copiare il gene responsabile della sintesi delle proteine del latte e lo si integra in un lievito, che “apprende” come riprodurre questa proteina in maniera efficiente. Le proteine ottenute vengono poi inserite all’interno di alcuni fermentatori che ne favoriscono la replicazione: il prodotto finale viene infine completato con l’aggiunta di vitamine, minerali, grassi e zuccheri. Si ottiene quindi un latte pienamente paragonabile a quello vaccino, con il quale è possibile anche produrre diversi derivati caseari.

Questo è uno dei motivi per i quali il termine “sintetico” risulta improprio. Il latte prodotto in laboratorio non contiene nulla di “sintetico”, di artificiale”: si tratta di latte a tutti gli effetti, che viene prodotto (o meglio “replicato”) in una maniera diversa rispetto a quella tradizionale.

Perché si produce il latte sintetico?

I dati raccolti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura rivelano che circa l’80% della popolazione mondiale consuma regolarmente latte e/o i suoi derivati, spesso su base giornaliera. Sappiamo anche però che il settore lattiero-caseario è responsabile del 3,4% delle emissioni globali gas serra. In aggiunta, gli allevamenti di bovini ed altri ruminanti finalizzati alla produzione di carne e latte producono ben il 37% delle emissioni totali di metano, un gas molto più potente della CO2. Di fronte a queste circostanze, combinate con la discussione crescente sul benessere animale, il latte coltivato emerge come alternativa più etica e sostenibile a quello vaccino. Il latte prodotto in laboratorio inoltre sopperisce alle “carenze” delle bevande a base vegetale: essendo prodotto dagli stessi geni, il latte sintetico è identico a quello animale dal punto di vista biochimico.

La produzione di latte sintetico potrebbe essere una valida alternativa, etica e sostenibile, al latte vaccino, perlopiù prodotto negli allevamenti intensivi.

Una discussione molto accesa

Come sempre, le polemiche sulla possibile commercializzazione di un nuovo prodotto sintetico non si sono fatte attendere. Nel nostro Paese, la Coldiretti, assieme alla Filiera Italiana, è stata la prima a scagliarsi contro il latte prodotto in laboratorio. La confederazione ha infatti paragonato questo nuovo prodotto ad un farmaco più che ad un alimento ed ha aggiunto anche che la sua commercializzazione sarebbe deleteria per i produttori italiani. In molti altri Paesi del mondo la si pensa diversamente.

Il primo ad aver autorizzato la vendita del latte coltivato nei propri supermercati è lo Stato di Israele, Paese nel quale già da anni sono disponibili prodotti alimentari derivati da processi avvenuti in laboratorio. In Australia la commercializzazione del latte coltivato è prevista nel 2023 e si vocifera inoltre che presto in Europa, precisamente in Danimarca, avverrà l’apertura di “un vero caseificio, ma senza mucche” dedicato alla produzione di latte creato in laboratorio.

Alessia Tavars

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