
Avete mai sentito parlare dell’effetto spettatore? È anche noto come “Bystander Effect” o “effetto testimone”. È un fenomeno psicologico e sociale che caratterizza gli individui che assistono ad una situazione d’emergenza senza prestare soccorso alla vittima, manifestando un atteggiamento d’indifferenza. A cosa si deve questa inazione? Alla presenza di altri spettatori. Se credete che un elevato numero di testimoni corrisponda ad una maggiore probabilità che qualcuno presti soccorso, vi state sbagliando. Secondo alcuni studi di psicologia sociale, al contrario, un elevato numero di spettatori diminuisce la probabilità che qualcuno intervenga.
Il famoso caso di Kitty Genovese, vittima d’indifferenza
Ad aver posto il riflettore su questo fenomeno fu il famoso caso di Kitty Genovese, una giovane donna che nel 1946 perse la vita in un vicolo di NY per mano di un aggressore. Ciò che più destò scalpore fu l’indifferenza dei passanti, che nonostante la lunga durata dell’aggressione non prestarono soccorso. Questa reazione catturò l’attenzione di due psicologi: B. Latané e J. Darley, che delinearono l’effetto spettatore. Dagli esperimenti condotti alla fine degli anni ‘60 si evince che essere circondati da un gruppo di persone rende meno propensi ad aiutare una vittima. Questo accade perché si è convinti che qualcun altro se ne assumerà la responsabilità.

“Tanto interverrà qualcun altro”
Questa tendenza da parte dell’individuo ad estendere la propria responsabilità di agire al gruppo circostante è un fenomeno psicosociale conosciuto come “diffusione della responsabilità”. Inoltre è probabile che ciascuno eviti di assumersi la responsabilità di agire poiché convinto che qualcun altro tra i presenti sia più qualificato. Il proprio intervento infatti sarebbe inutile se tra gli spettatori ci fosse un agente di polizia o un medico. Il risultato di questa credenza porta ad una maggiore probabilità d’inazione. Nell’attesa che qualcuno di più qualificato intervenga ci si limita ad osservare senza interrompere la violenza.
L’ignoranza pluralistica
Un altro fattore che causa questa inerzia è la cosiddetta “ignoranza pluralistica”. È un processo che porta i membri all’interno di un gruppo a credere che gli altri siano più informati circa l’evento che stanno vivendo. Gli spettatori osservano perciò i comportamenti del resto dei presenti, e sulla base delle loro reazioni valutano se è opportuno o meno intervenire. Ciò che si trascura è che anche gli altri fanno lo stesso e questo porta a rallentare la prontezza dell’azione.
Il conflitto interiore dello spettatore
Lo psicologo Milgram e il collega Hollander affermano che lo spettatore, trovandosi di fronte ad un evento che richiede il suo aiuto, viva un conflitto interiore. Se da un lato si fa sentire il peso della norma morale, d’altra parte si percepiscono una serie di paure, come offrire assistenza non voluta o inadeguata. Questa tendenza sociale può essere mitigata? Sì, ad esempio ridefinendo la responsabilità legata al singolo individuo e stabilendo dei ruoli con lo scopo di cooperare.