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Esistono ancora persone non alfabetizzate: sono più di quante pensi

Lo scorso 8 settembre, come tutti gli anni, si è festeggiata la Giornata Mondiale dell’Alfabetizzazione, una ricorrenza istituita fin dal 1965 dall’UNESCO per sottolineare l’importanza fondamentale di questa tematica.

Ma cos’è l’alfabetizzazione?

L’alfabetizzazione è il conferimento di nozioni sufficienti a rendere capaci una persona di leggere e scrivere; il termine stesso si può interpretare con “insegnare l’alfabeto”, ossia liberare dall’analfabetismo.

Quali dati abbiamo sull’analfabetismo?

Gli analfabeti in Italia, ossia coloro che non possiedono le competenze descritte sopra, secondo i dati Istat si aggirano intorno allo 0,6% della popolazione, e nel mondo le persone analfabete adulte, cioè sopra i 15 anni, sono in tutto 750 milioni ( Unesco, 2016 )

I livelli più bassi di alfabetizzazione si registrano nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale a causa delle difficoltà di accesso all’istruzione. Nei Paesi più poveri del mondo, in particolare nelle zone rurali, le scuole sono troppo care, troppo lontane o non hanno degli insegnanti qualificati. In molti casi, le scuole non esistono nemmeno.

Analfabetismo: una parola, tante declinazioni

Nei paesi più avanzati, invece, dove la scolarizzazione è pressoché totale, emergono altri tipi di analfabetismo.

In Italia circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale.

Significa che non sa né leggere né scrivere? No. Vuol dire che alcune persone non sono in possesso delle abilità necessarie a comprendere a pieno e usare le informazioni quotidiane, che abbiamo costantemente attorno. Per esempio, sono definiti analfabeti funzionali coloro che non sono in grado di scrivere un testo senza compiere molti errori di grammatica o di ortografia, o che non sono capaci di compilare correttamente un modulo o una domanda di lavoro, di leggere un grafico o un manuale di istruzioni: in pratica non sono in grado di elaborare le informazioni della società in cui vivono.

Spesso viene confuso con il fenomeno dell’analfabetismo digitale o informatico, che invece riguarda l’incapacità delle persone di utilizzare un computer o qualsiasi altro strumento per navigare sul web. Scommetto che almeno una persona della vostra famiglia può definirsi tale, io aiuto sempre mia madre a postare su Instagram..

Non vi è correlazione tra l’avvento di Internet e l’analfabetismo funzionale, ma i social media hanno palesato il fenomeno: un analfabeta funzionale, avendo difficoltà a comprendere informazioni e articoli, è più incline a credere a tutto quello che legge in maniera acritica. Per tale ragione, questi individui condividono spesso informazioni false e dunque contribuiscono attivamente alla diffusione incontrollata delle cosiddette fake news.

Analfabetismo di ritorno?

Ebbene sì: molto spesso si parla infatti di “analfabetismo funzionale di ritorno “.

Il fenomeno si verifica quando un soggetto, non esercitando per un periodo prolungato la propria vena creativa e critica, subisce una vera e propria diminuzione delle capacità precedentemente acquisite.

Conseguenze e soluzioni

Chi è analfabeta non ha la possibilità di trovare un lavoro dignitoso e non sa come far valere i propri diritti.

Stiamo parlando di persone che sono condannate a un’esistenza di miseria, intellettuale e di fatto.

Per contrastare il dilagare di questa piaga sociale, i più importanti istituti di ricerca sul tema sostanzialmente suggeriscono le stesse strategie:

  • Aggiornare i percorsi educativi per fornire gli strumenti necessari a comprendere in maniera più chiara possibile la realtà che ci circonda;
  • Disincentivare un precoce ingresso nel mercato del lavoro investendo sempre più nel sistema educativo pubblico;
  • Educare culturalmente al cosiddetto approccio “lifelong learning (apprendimento permanente). Questa filosofia che incentiva il consolidamento continuo delle proprie competenze, anche tra gli adulti;
  • Incentivare la partecipazione attiva al mondo del lavoro.

Spero, in primis, che siate riusciti tutti a comprendere l’articolo nella sua interezza, ed in secundis, che vi sia piaciuto!

Il sonno della ragione genera mostri.

 Caterina La Marca

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