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Giovani senza futuro: tra crisi climatica e lavoro

Siamo nell’epoca delle passioni tristi e la fiducia nel progresso è stata sostituita da un sentimento di impotenza, il futuro è percepito come una minaccia. Se avessimo chiesto ad un giovane del passato “cosa ti aspetti dal futuro?”, con tutte le paure che un ventenne può avere, avrebbe risposto: “Le auto voleranno”, con l’entusiasmo tipico di chi muore dalla voglia di scoprire cosa accadrà. Se facessimo la stessa domanda ai giovani dei giorni nostri la risposta media sarebbe: “io un futuro per questo mondo non lo immagino”. Non per inerzia o pigrizia, ma perché si è persa la fiducia nei confronti del futuro, che appare troppo disgregato ed incerto per riporre in esso i propri sogni. Questo è il motivo per cui i giovani rimangono intrappolati in un presente che non ha un domani.

Giovani: tra sogni e difficoltà

Gli stipendi non pagano il costo della vita, i sacrifici non assicurano la riuscita, crollano gli insegnamenti degli adulti che ci dicevano “gli sforzi ripagano sempre”. La realtà diventa sempre più veloce, muoversi all’interno della sua rete diventa ogni giorno più complesso. I rapporti umani si disgregano e i cambiamenti climatici ci mettono davanti ad una realtà catastrofica ed inesorabile che ci fa sentire impotenti, soli e abbandonati da adulti che agiscono soltanto in relazione ai soldi.

Il “conatus” per Spinoza

Miguel Benesayag e Ghèrard Schimt all’interno del libro “L’epoca delle passioni tristi” affermano che:

“La nostra epoca sarebbe passata dal mito dell’onnipotenza dell’uomo costruttore della storia ad un altro mito simmetrico e speculare, quello della sua totale impotenza di fronte alla complessità del mondo”.

“L’epoca delle passioni tristi”-2004

Le cosiddette “passioni tristi” sono peculiari della filosofia di Spinoza. Il filosofo olandese individua delle emozioni che limitano il conatus, cioè il potere di esistere, uno sforzo di autoconservazione che coincide con la natura stessa dell’individuo. La diminuzione della quantità di forza ed energia è causata da ciò che Spinoza definisce “passioni tristi”.

Risposte al disagio giovanile

Ne “Il disagio della civiltà”, S. Freud afferma che “in mancanza della felicità gli uomini si accontentano di evitare l’infelicità”, eppure, come affermano Benesayag e Schmit, sembra che anche questo sia diventato un compito troppo arduo. Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di rimuovere ciò che ostacola il conatus, ma oggi pare che anche la fiducia nei governi si sia disgregata. I giovani si sentono abbandonati e sembra che l’intera società sia rimasta priva del contesto protettivo di cui necessita. 

Siamo davvero giovani senza futuro?

Il futuro diventa fonte d’incertezza, di ansia, di preoccupazione. I giovani, sempre più annichiliti, ricercano fonti di svago temporanee ed effimere, finendo per estraniarsi dalla realtà. L’unico modo per abbandonare la perdita di senso è abbracciare la forza vitale, scegliendo passioni che non limitano la nostra spinta ad agire e infine restare uniti in una realtà che appare sempre più disgregata. Ora più che mai siamo chiamati ad agire.

Valentina Pano
About author

Studentessa di filosofia all’Università di Milano. Ama riflettere sulle questioni della vita. Scrive monologhi prendendo ispirazione dalla realtà che la circonda. È appassionata di filosofia e di tutto ciò che stimola il pensiero. Con le sue parole cerca di far luce sugli aspetti della realtà che le stanno a cuore.
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