
Per le vie di Firenze, gira un taxi speciale che non passa inosservato: taxi Milano 25. Originariamente era bianco e apparteneva a Stefano. Oggi è ricco di colori e appartiene a Caterina Bellardi che, oltre alle corse ordinarie, effettua corse gratuite per l’ospedale pediatrico Meyer.
Ma partiamo dall’inizio della storia.
Una storia d’amore e di anime belle
“Io e Stefano ci siamo conosciuti in un momento di crisi per entrambi, ci siamo uniti nel dolore. Quando ha scoperto che la sua malattia era diventata mortale mi ha chiesto di ereditare il suo taxi”.
In un anno Caterina è diventata taxista e col tempo ha trasformato il taxi in un posto speciale, dove la presenza di Stefano è in ogni sfumatura di colore, una capsula magica dove accadono cose meravigliose.
” Quando qualcuno se ne va, come Stefano o i bambini che ho conosciuto e ora vivono con lui sulle stelle, rimane la sua storia, la memoria, qualcosa che non si può cancellare, un’energia che dà vita alle cose. Questo taxi ha viaggiato ovunque: Mosca, Londra, tutta Europa, ma non mi sono mai sentita sola, perché Stefano e i miei piccoli super eroi sono sempre con me”.
La favola: Caterina diventa Zia Caterina, la zia di tutti i bambini del mondo
E col tempo anche Caterina si è trasformata, costruendo piano piano il personaggio di zia Caterina, che vive di vita propria anche fuori dal taxi, tra le persone.
” Per molti anni non ho fatto niente di quello che fanno le persone normali, non riuscivo neanche a festeggiare un natale con i miei fratelli, non mi sentivo nello stato d’animo del festeggiamento. L’unica cosa che riuscivo a fare era festeggiare con i bambini. Anche quest’anno, l’unico posto dove vorrei essere è con i miei bambini e con le loro famiglie, tutti insieme, perché la relazione crea memoria, unione e possibilità”.
Caterina indossa un cappello pieno di fiori, abiti colorati e un sorriso che riscalda il cuore, perché “la bellezza è un dono che facciamo agli altri, è un gesto d’amore che vale più di molte parole” e non servono altre parole per descrivere l’amore che risiede in ogni gesto di Caterina, perché le parole hanno un peso che è diverso per ognuno. A differenza dell’amore che ha un linguaggio universale quando è autentico come quello di Caterina.
Viene spontaneo chiederle come riesca a fare qualcosa che la maggior parte delle persone non riuscirebbe nemmeno a pensare di fare.
La testa non arriva dove arriva il cuore
” Perché la testa non arriva dove arriva il cuore, il cuore è pronto a morire per un sentire, la testa no. Io sono innamorata di questa vita, tanto che non penso a quello a cui vado incontro, lo faccio e basta.”
Ed è proprio l’amore che rende possibile il miracolo dell’empatia sul suo taxi, che può accadere oppure no, ma se succede è perché si prende il tempo necessario, senza nessun interesse, se non quello di lasciare che accada.
“Quando le mamme sentono i loro bambini ridere felici, si commuovono. Sono mamme speciali, che invece di portare i figli alle giostre li portano alla camera iperbarica e in oncologia pediatrica. Il mio dolore più grande dopo la morte si Stefano è stato non essere madre, occuparmi dei loro figli mi dà la vita, è un curarsi il dolore a vicenda.”
Facciamo una rivoluzione gentile
Caterina, che nel primo lockdown si trovava in un orfanotrofio in Thailandia dove ha deciso di rimanere perché “se dovevo morire preferivo farlo facendo quello che amo”, oggi fa un’importante riflessione su quello che sta accadendo: “In questo particolare momento che stiamo vivendo, in cui per salvarti devi stare da solo, non dobbiamo cedere al non amare, ma trovare il modo di amare, di andare incontro agli altri. Le malattie ci estraniano dall’amore perché ci fanno sentire inadatti ad essere amati e ad amare. Dobbiamo fare una rivoluzione gentile, che vuol dire rispettare le regole senza dimenticarci di amare e di dare attenzione alle relazioni.”
Nel suo taxi, se non ci entri, se lo guardi da fuori, non riesci a sentirlo, è solo un taxi colorato. Come l’amore, se non lo senti, se non ci entri, è solo una parola.
Buona rivoluzione gentile a tutti.