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La profezia che si autoavvera: ciò che temiamo diventa realtà

Vi è mai capitato di avere timore che un evento si verificasse per poi vederlo realizzarsi poco tempo dopo? Non è una casualità e nemmeno una magia, ma un fenomeno psicologico che prende il nome di Self-Fullfilling Prophecy, meglio conosciuto come “Profezia che si autoavvera”. Quest’ultima, secondo il sociologo R. K. Merton, è «una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità». Questo è il chiaro esempio di come una convinzione umana possa modificare la realtà e il corso degli eventi.

Le nostre convinzioni si concretizzano

Il timore che una situazione si realizzi porta spesso ad attuare inconsapevolmente una serie di comportamenti che portano inevitabilmente a farla avverare. Temere che il proprio esame vada male, ad esempio, mette in atto una catena di reazioni che concretizzano la predizione. Si manifesterà un atteggiamento di insicurezza che potrebbe essere percepito dai professori come una scarsa preparazione. Allo stesso modo, convincersi di stare antipatico a qualcuno potrebbe portare ad assumere atteggiamenti di chiusura nei suoi confronti, e allora sì che il legame sarebbe compromesso sulla base di una convinzione errata.

«Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze».

W. Thomas

Il Teorema di Thomas

Da quanto emerge nel “Teorema di Thomas” gli individui hanno la capacità di realizzare determinate situazioni adeguando il proprio comportamento ad esse. Anche convincersi di apparire insicuri e goffi altera il proprio comportamento fino alla verifica della predizione. La profezia che si autoavvera però ha anche dei risvolti positivi. Presentarsi ad un colloquio di lavoro con un atteggiamento sicuro e rilassato può trasmettere la stessa sicurezza e fiducia, facilitando la possibilità di essere assunti.

Effetto Pigmalione

Dagli studi sulla profezia che si auto avvera deriva lo studio dell’effetto Rosenthal, noto anche come “Effetto Pigmalione”. Per sintetizzarlo è spesso proposto l’esempio dell’insegnante che crede che l’alunno sia meno dotato di altri. Questa convinzione spingerà inconsciamente a trattarlo come meno capace rispetto al resto degli studenti. Nel corso del tempo il giudizio negativo verrà interiorizzato e l’alunno sarà inconsciamente portato ad assumere comportamenti che lo confermano. Al contrario, un giudizio positivo riesce a stimolare l’individuo e aumentare le potenzialità.

L’esperimento sociale di Rosenthal e Jacobson

A confermare questa teoria subentra l’esperimento condotto da Rosenthal e Jacobson attorno agli anni ’60. Selezionarono casualmente alcuni studenti comunicando agli insegnanti di aver scelto coloro che avevano conseguito il punteggio più elevato nei test a cui erano stati sottoposti. Dopo un anno fu interessante notare come gli studenti scelti in realtà casualmente, migliorarono il loro rendimento scolastico. L’idea di essere etichettati come “intelligenti” aveva instillato sia negli studenti, sia nei professori più fiducia nelle loro capacità. In questo senso anche le convinzioni altrui possono portare alla profezia che si autoavvera.

Il potere determinante del giudizio

Ciò che è evidente è che il giudizio ha il potere di distorcere e influenzare la visione che un individuo ha di se stesso e degli altri, per questo motivo dovremmo sempre fare attenzione al giudizio che poniamo in essere.

Valentina Pano
About author

Studentessa di filosofia all’Università di Milano. Ama riflettere sulle questioni della vita. Scrive monologhi prendendo ispirazione dalla realtà che la circonda. È appassionata di filosofia e di tutto ciò che stimola il pensiero. Con le sue parole cerca di far luce sugli aspetti della realtà che le stanno a cuore.
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