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La street artist Laika: l’arte per dare valore alla vita

Cosa sta succedendo alle porte dell’Europa?

In Bosnia-Erzegovina, nei pressi di Lipa, si sta consumando ormai da tempo una tragedia umanitaria, di cui forse non si parla abbastanza. Migliaia di profughi, provenienti principalmente da Afghanistan e Pakistan si trovano a vivere in condizioni disumane; dormono in tende o abitazioni di fortuna, senza acqua corrente né riscaldamento, mentre le temperature scendono sotto lo zero. Non ricevono alcuna assistenza da parte delle autorità locali e sono soggetti a violenti respingimenti da parte della polizia di frontiera croata, nel momento in cui provano a raggiungere i confini europei. 

 

Quattro opere d’arte per denunciare le violenze

La street artist romana Laika, che ama definirsi “attacchina”, ha deciso di recarsi personalmente al confine tra Bosnia e Croazia per vedere con i suoi occhi cosa sta accadendo e per denunciare le condizioni di vita e gli abusi che sono costretti a subire i migranti.

L’artista ha affisso quattro poster nelle zone “simbolo” della grave catastrofe umanitaria della rotta balcanica.

 

“Quattro poster per denunciare le terribili condizioni in cui vivono queste persone”.

“Quattro poster per chiedere all’Unione Europea di accoglierli e garantire loro delle condizioni di vita umane e soprattutto di punire e fermare la violenza di quegli stati europei che si accaniscono sui corpi di questa povera gente”

“Quattro poster per stroncare la rete del traffico di esseri umani” 

Così scrive Laika sui social per descrivere l’obiettivo delle sue opere. 

 

Il primo poster è intitolato “Life is not a game”: game, ovvero la tragica impresa che questi migranti tentano ogni anno per raggiungere l’Europa.  L’opera rappresenta un uomo con una cicatrice sulla schiena, che forma la parola UE ed è una denuncia della violenza subita dai profughi da parte della polizia di frontiera europea e della mancata azione dell’organismo sovranazionale in questa situazione.

 

Il secondo, installato nei boschi vicino al confine con la Croazia, rappresenta un bambino, le cui lacrime si sono congelate. I bambini sono purtroppo vittime di questa situazione, essendo presenti molti minori non accompagnati che non hanno accesso ai servizi primari e all’istruzione.

 

Il terzo, “Help”, ha come soggetto una donna che chiede disperatamente aiuto alla presidente della commissione Europea,Ursula Von Der Leyen ,che sembra ignorare la richiesta di aiuto.

Laika lancia infatti un appello all’Unione Europea, complice di lasciare che queste violenze si consumino proprio alle porte dell’Europa, con l’hashtag #refugeeswelcome per sollecitare un suo intervento immediato.

 

L’ultimo poster della serie rappresenta una bambina che salta una corda di filo spinato. Simbolo di un’infanzia “rubata” dalla violenza e dalla povertà.

 

In una situazione così drammatica, l’arte si dimostra uno strumento di grande forza e di denuncia, grazie ad una coraggiosa artista che ha deciso di utilizzare il proprio talento per mostrare una tanto tragica realtà e per sollecitare la mobilitazione di un organismo internazionale del calibro dell’UE, rimasto finora perlopiù indifferente alla gravità della situazione. 

 

Laika è riuscita a dimostrare, con le sue opere di grande valore emotivo, come l’arte possa essere utilizzata in maniera solidale e socialmente utile.

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