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L’altalena della vita: Mamma, mi spingi fino al cielo?

Vado a prendere Aurora alla scuola materna, c’è un bel sole e decidiamo di fermarci al parco. Sale immediatamente sulla sua altalena preferita e comincia a dondolare.

Mamma, mi spingi fino al cielo?”. Adoro queste domande che trovano una risposta solo nella fantasia.

 “Certo! Tieniti forte!” e via, si parte: e su e giù e su e giù, in un moto che sembra infinito. 

La vita fuori di noi

Sembra quasi che la vita intorno a noi scorra, mentre dondoliamo. Arriva una compagna di asilo di Aurora, con la mamma e il fratellino piccolo. Improvvisamente corre dall’altra parte del parco, la mamma cerca di raggiungerla mentre io mi offro di curare il fratellino di pochi mesi. Il bimbo comincia a piangere e lo prendo in braccio, senza smettere di spingere Aurora con la mano libera. 

Voglio che mi spingi con due mani! Sei la mia mamma non la sua!” e scoppia a piangere mettendo in evidente imbarazzo la mamma del bimbo, che scusandosi, mi raggiunge per prenderlo. Cerco di spiegare ad Aurora che anche se sono la sua mamma, a volte può succedere che a causa di un’emergenza potrei essere in condizione di occuparmi di un altro bambino o bambina. Piange ancora più forte, niente, oggi va così, è inutile che insisto.

 “Spingimi! Adesso basta, faccio da sola!” mi dice con tono deciso ma a bassa voce. Si sta creando una situazione che mi lascia perplessa: posso capire che oggi per lei non è giornata, che sta sperimentando qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo capisco che è qualcosa che non fa star bene me e forse neanche lei. 

Arriviamo a casa e la nostra cagnolona Maya le corre incontro piena di entusiasmo, si butta ai suoi piedi e poi le salta addosso per farle le feste. 

Mamma mi ha fatto male! Mandala via! “urla piangendo. Faccio un respiro, dico ad Aurora di entrare in casa, accompagno la cagnolona nel suo stanzone, chiudo la porta e vado da lei. 

Non ce la faccio più, è giusto che lo sappia anche lei. 

La vita dentro di noi

Adesso basta, non hai fatto altro che dare ordini, alcuni non avevano neanche un senso per me, hai detto no a tutte le mie proposte e non hai tollerato il minimo cambiamento. E io ti sono stata accanto, anche se per me non è stato per niente divertente, adesso però basta!”. La lascio un attimo in stanza mentre vado in bagno a sbollire. Nel frattempo rifletto, c’è stato qualcosa che ho fatto fatica a tollerare. Ed ecco che improvvisamente capisco cosa è successo, ma certo! Ora è chiarissimo. La raggiungo.

” Sai cosa mi ha dato davvero fastidio oggi? Che per stare dietro al tuo umore, sono andata contro la mia natura. Perché se sento un bambino che piange, io lo prendo in braccio, come facevo con te da piccola, e oggi per me è stato uno sforzo doverlo mettere giù. Un’altra cosa che mi ha dato fastidio è stato dover dire a Maya di smettere di farti le feste e mandarla da sola in un’altra stanza. Mi sto accorgendo che ogni volta che vado contro la mia natura, per assecondare un tuo momento di crisi, non sto bene. Non è colpa tua e non è colpa mia, ma succede così”. E appena lo verbalizzo inizio a sentirmi meglio.

Spesso noi mamme tendiamo a dimenticarci chi siamo, un po' perché la nostra vita è un po' come un’altalena, si va su e poi si va giù, a volte la mia comincia anche a girare e faccio fatica a finire anche un pensiero. Ma siamo state e saremo sempre persone, ognuna di noi con la sua propria natura, che emergerà sempre rivendicando il proprio diritto di esistere e di esprimere i propri reali bisogni. 

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