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L’appello di Biden: basta stragi, limitare l’uso delle armi!

Il 14 febbraio non è solo la festa degli innamorati, è anche l’anniversario della strage della scuola di Parkland

in Florida, dove tre anni fa un “innamorato” respinto uccise con un fucile da guerra 17 tra coetanei e professori. E proprio in questo giorno Joe Biden, neoeletto Presidente degli Stati Uniti, ha chiesto al Congresso di usare “riforme di buon senso” per limitare l’uso, il possesso e, in primis, l’acquisto di armi da guerra da parte dei singoli cittadini americani. 

 

Ma in America sono tutti cowboy?

Il Presidente ha chiesto di rinforzare l’obbligo del background check, ossia una verifica sui trascorsi di chi vuole procurarsi un’arma, in particolare vietandone l’acquisto a chi sia stato condannato per crimini d’odio e a chi abbia precedenti legali o a cui siano stati riscontrati problemi psichici; il divieto di vendita per chiunque di fucili d’assalto e caricatori ad alta capacità; l’eliminazione dell’immunità per i produttori d’armi. Biden, inoltre, vuole vietare la vendita on-line di armi e munizioni, nonché di kit e pezzi singoli per autocostruirsi un’arma.

“Era ora!” viene da dire. Ma perché negli Stati Uniti l’uso delle armi è così diffuso e permesso legalmente? Davvero “sono tutti cowboy” come pensano alcuni? Beh, in un certo senso c’entra anche questo, e molto di più.

Per un cittadino americano portare con sé un’arma è un diritto sancito dal secondo emendamento della Costituzione, scritto nel 1791. 

Era in corso la guerra di Indipendenza tra le colonie americane e la madrepatria britannica e anche i singoli cittadini chiedevano di partecipare organizzandosi in gruppi armati. Così il Bill of Rights sancì il diritto di organizzare una milizia e di portare armi. 

“Ma le armi le può portare solo chi fa parte della milizia costituita o chiunque…?” “Boh…” 

Ne hanno discusso per quasi 220 anni e nel 2008 la Corte Costituzionale ha finalmente stabilito che portare le armi è un diritto del singolo. Nel frattempo sono nati gli Stati Uniti d’America, che si espandevano sempre più a Ovest (il Far West e i cowboy, per l’appunto), e i poveri coloni dovevano cacciare e proteggersi dagli animali e dagli indiani… Così l’industria delle armi si sviluppava florida e potente fino ad arrivare ai giorni nostri.

 

L’anno scorso l’americano medio, spiazzato dalla pandemia e sempre più sperduto nelle pianure del Mid West o assediato dalle gang nelle periferie delle metropoli tentacolari (almeno a dar retta alle migliaia di film, serie e telefilm dove le sparatorie sono ogni due minuti) ha visto crescere il suo senso di insicurezza a tal punto da causare un aumento storico degli omicidi. Inoltre il livello di violenza, e il conseguente aumento di vendita delle armi ha portato, sono parole di Biden, a “devastare in modo sproporzionato la vita delle persone di colore” (the gun violence disproportionately devastating Black and Brown individuals in our cities). 

 

Le armi: questione culturale ed economica

Il problema è, ovviamente, sia antropologico-culturale che economico: il business delle armi è necessariamente basato sulla vendita delle armi ma anche, e soprattutto, sulla vendita delle munizioni che le stesse armi sparano, e che quindi devono continuare, cinicamente, a sparare.

I singoli Stati non possono fare praticamente nulla per limitare quello che è un diritto costituzionale, quindi al di sopra del loro potere legislativo. In più esistono la NRA (National Rifle Association), l’associazione che opera dal 1871 per favorire l’industria delle armi negli Stati Uniti, sostenuta dall’ILA (Istitute for Legislative Action), la lobby che fa pressione per conto della NRA sul Congresso americano. Basti dire che la NRA, per contrastare il fenomeno delle sparatorie nelle scuole, ha proposto di armare tutti i sorveglianti scolastici e si è opposta alla proposta di vietare la vendita delle armi ai minori di 21 anni sostenendo che questo avrebbe leso un diritto costituzionale della fascia dei cittadini americani tra i 18 e i 21 anni di età.

In questo contesto storico, culturale, antropologico e economico hanno tentato di muoversi tre presidenti nel secolo scorso ma con scarsi risultati. 

Il tentativo del Presidente Biden può però avvalersi della sua esperienza nell’affrontare quest’argomento come vice durante la presidenza di Obama. 

 

Sarà una dura battaglia: all’interno dello stesso Congresso una deputata della Camera, Marjorie Taylor Greene, simpatizzante di QAnon (alcuni di quelli del recente assalto a Capitol Hill, per capirci), ha gridato in faccia a uno dei ragazzi sopravvissuti alla strage di Parkland che la strage non è mai avvenuta e che è tutta una montatura per privare i “patrioti” delle loro armi.

Ma la risposta di Biden è stata chiara e decisa: “Noi non aspetteremo la prossima strage […] Dobbiamo agire ora”. Auguri, davvero di cuore.

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