
In estate, ed esattamente a giugno negli Stati Uniti, uscirà Luca il nuovo film Pixar, diretto da Enrico Casarosa e ambientato in Liguria. Del film si sa poco in realtà, se non alcuni accenni che appaiono nel trailer.
Da quel poco però, riusciamo ad avere alcuni spunti che ci promettono, se non la totale poesia di Casarosa che permeava il corto La Luna che nel 2012 ha ottenuto la candidatura agli Oscar, emozioni altrettanto stimolanti.
Luca, una storia di amicizia
Cominciamo con il dire che qualche suggerimento ce lo dà lo stesso regista che parla di un film in cui ha voluto raccontare l’amicizia che spesso nasce quando si è ragazzi.
Dal trailer capiamo che la storia è quella di due ragazzini che passano un’estate in vacanza in una località al mare. Capiamo subito che il paese rispecchia quelli liguri e ancora di più ricorda quelli delle Cinque Terre. Piazza sul mare, vicoli stretti, i caruggi, le case costruite una vicina all’altra incastrate nella montagna come tanti blocchettini di Lego colorati che compongono quasi una scultura unica, gli scogli, la collina che scende direttamente nel mare tra rocce e vegetazione senza lasciare spazi aperti che diano il respiro di interruzione tra montagna e acqua.
Del film si sa ancora poco, ma da quel poco riceviamo alcuni messaggi a mio parere importanti. Le persone che giocano a carte al bar ci riportano a ricordi un po’ sfuocati di vacanze da bambini. I ragazzini che vagano per il paese di giorno e di sera ci fanno ritornare indietro ad un senso di libertà che chi, come me è cresciuto in una grande città, poteva avere solo in vacanza, al mare in quella fascia di “libertà protetta”, dove si poteva avventurarsi sicuri ad esplorare perché non solo l’ambiente era circoscritto, ma c’era comunque in paese sempre qualcuno che “buttava l’occhio” e capiva se il gruppetto di turno stava andando ad infilarsi in qualche pericolo.
C’è poi l’arrivo e la costruzione dell’amicizia. Quell’amicizia che nasce al di fuori e dietro la vetrina della mondanità. Le parole noi siamo gli “sfigati” e possiamo fare tutto dette da una ragazzina del gruppetto, portano la pregnanza del significato dell’essere fuori dagli occhi della ribalta. Ci comunicano che essere considerati gli sfigati è un pregio, perché non bisogna rispondere alle regole di appartenenza e appariscenza che, inutile negarlo, troppo spesso dominano i gruppi di ragazzini considerati “popolari”.
Così dopo quella frase, si apre un mondo tutto nuovo dove esplorare, correre e costruire la propria amicizia, quella solida, che potrebbe essere quella che conterà nella vita. Su quell’amicizia si baserà anche la solidarietà e, forse, la crescita con il senso del rispetto dell’altro chiunque esso sia.
Il valore prezioso della diversità
I ragazzini si riveleranno delle creature marine che a contatto con l’acqua si trasformano nella loro forma originale e si capisce che le persone del posto hanno un rapporto piuttosto avverso nei confronti dei “mostri” marini, ricco di pregiudizi e sicuramente accresciuto da storie e leggende del passato, questo porta i due ragazzini non solo a tenere celata, per ora, la loro vera identità, ma soprattutto a sviluppare un senso di solidarietà e di protezione reciproca.
Non sappiamo, giustamente, come si svolgerà e come finirà la storia, ma mi piace pensare che le loro avventure, oltre che a cementare l’amicizia e a fare che essa diventi ciò che “stabilisce la rotta di chi vogliamo diventare, come spesso le amicizie infantili fanno”, secondo le parole dello stesso Casarosa, porteranno a comprendere chi in paese vede nella diversità degli esseri marini ancora dei “mostri”, che la diversità stessa è un elemento di distinzione prezioso ed un arricchimento non solo personale ma per tutta la comunità.