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Ministero della Transizione Ecologica, cosa fa esattamente?

Un Ministero con un nome più o meno uguale a questo esiste già da qualche anno in Francia, Spagna, Belgio, Svizzera e Costa Rica. Sì, sì, Costa Rica. Lo sapete che questo Paese di cinque milioni di abitanti, una delle mete preferite del turismo sostenibile, possiede il 5{3dd2bd5a22f99a55602ae14b4412ae2c0f6006ace112e0ec86ec9e87db2e765b} della biodiversità del mondo? Nel 2017 si era posto l’arduo proposito di eliminare completamente la plastica monouso all’interno dei suoi confini e ci è riuscito in solo un anno. Decisi ad essere il primo paese al mondo a zero emissioni di anidride carbonica, al momento è già praticamente autonomo da un punto di vista energetico, ottenendo la quasi totalità del suo fabbisogno da fonti rinnovabili.

 

Il Ministero che modificherà il nostro stile di vita

Ma torniamo a noi. Quello della transizione ecologica non è un concetto fondamentale solo per i movimenti ambientalisti: è un concetto fondamentale per tutti noi perché non si tratta solo di rendere la produzione industriale e quella energetica non più dannose per il mondo in cui viviamo ma anche di modificare il nostro stile di vita. E quando si chiede alla gente di cambiare stile di vita, sono problemi. Diciamo che stiamo facendo allenamento con il Covid ma non sarà facile convincere le persone in assenza di pericolo di vita evidente…

 

Il Ministero negli altri Paesi Europei

In Francia hanno già sperimentato le difficoltà quando la promulgazione dell’ecotassa sui carburanti inquinanti, in prima luogo il diesel, provocò la rivolta di una parte della popolazione rappresentata dai gilet gialli. Ma, allo stesso tempo, una larga parte dei cittadini francesi votava nuovi sindaci di impronta ecologista, prima fra tutti la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, di cui abbiamo già scritto nell’articolo sulla città del quarto d’ora, addirittura rieletta per il secondo mandato con un programma che prevede, tra le altre cose, un drastico ridimensionamento dell’uso dell’auto privata. Il presidente francese Macron, che non era riuscito a convincere Trump ma che a breve assisterà al rientro degli Stati Uniti negli Accordi per il Clima di Parigi, cavalcando l’onda dell’ecologismo di una buona parte dei francesi, ha istituito, già nel 2019 la “Convenzione per il Clima”. Composta da 150 cittadini estratti a sorte, la commissione ha proposto ed analizzato 149 idee atte a ridurre del 40{3dd2bd5a22f99a55602ae14b4412ae2c0f6006ace112e0ec86ec9e87db2e765b} l’emissione di gas serra entro il 2030. Molte di queste sono state trasformate in una recentissima proposta di legge che prevede, ad esempio, la cancellazione di rotte aeree per tratte che possono essere percorse da un treno entro le due ore e mezza, il divieto di pubblicità per benzina e altre energie fossili, e anche per le sigarette. 

In Spagna il Ministero per la Transizione Ecologica (e la Sfida Demografica) ha ottenuto il risultato, condiviso con sindacati e imprese, di chiudere le miniere di carbone. Mentre in Svizzera, con visioni di ampio raggio, fino al 2050, si agisce al fine di creare nuovi posti di lavoro “green”.

 

Economia circolare, green economy e difesa dell’ambiente

In realtà sono “solo” piccoli esempi che ancora incidono poco sulla realtà del pianeta ma sono auspicabilmente l’inizio di un processo virtuoso. La cosa funzionerà meglio quando saranno accorpati tutti i ministeri che ora si occupano separatamente di industria, energia, infrastrutture, trasporti… Ma spostare i ministeri di qua e di là non è facile: riorganizzare tutto per creare un nuovo super organismo che funzioni non è una cosa veloce e ora in Italia il tempo stringe. Di sicuro per il momento il nuovo Ministero gestirà quel circa 30{3dd2bd5a22f99a55602ae14b4412ae2c0f6006ace112e0ec86ec9e87db2e765b} dei 200 e passa miliardi di euro del Recovery Fund che l’Europa ci assegnerà se faremo un bel piano di utilizzo, 30{3dd2bd5a22f99a55602ae14b4412ae2c0f6006ace112e0ec86ec9e87db2e765b} destinato a temi ambientali, appunto. Il fatto importante è che si è iniziato a parlare di “Transizione Ecologica”, ossia di un cambiamento verso una nuova visione del mondo. 

Insomma, gli “ambientalisti”, l’“ecologia”, non sono più quelli che si preoccupano di “due passerotti”, di qualche “lucertola colorata” di qualche deserto lontano, o di qualche albero secolare che ha avuto l’ardire di nascere proprio dove ora deve passare un ‘autostrada. L’economia circolare, la green economy, la difesa dell’ambiente, stanno cercando, spesso contro la sua stessa volontà, di salvare una specie a rischio, un animale abile ma spesso inconsapevolmente molto autolesionista: una scimmia con pochi peli e un grosso cervello che si è montata un po’ la testa. Parlo di noi stessi, ovviamente, gli umani.

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