
In occasione della giornata mondiale di Safer Internet Day, mi sembra doveroso consigliare a tutti i genitori un libro che per me è stato illuminante. È di Serge Tisseron e s’intitola” 3-6-9-12 Diventare grandi all’epoca degli schermi digitali”. Bisogna dire che parto un po' prevenuta con la tecnologia, infatti Aurora non ha guardato la televisione fino a tre anni, né telefono e neppure il tablet. E dopo i tre anni? Devo ammettere che il primo approccio con la tv è stato destabilizzante per tutta la famiglia, perché Aurora ogni volta che la guardava, non ne voleva sapere di smettere. È qui che è venuto in mio soccorso Tisseron, grazie al quale ho capito che è tutta una questione di educazione. Già. E impegno, anche. Infatti, oltre a fare luce sulle fasi evolutive dei nostri figli, e i relativi bisogni, scrive anche le tre regole generali che ci possono accompagnare in tutte le fasi della loro crescita.
Tre regole per accompagnare i figli nella loro crescita in un mondo digitale
L’ autoregolazione
consiste nel dare un limite di tempo per stare davanti ad uno schermo, e lasciare decidere il bambino come gestirlo. Faccio un esempio perché sia più chiaro possibile.
“Mamma posso guardare la dottoressa peluche?”
“Certo, ma se la guardi adesso, non puoi guardarla anche dopo cena, ti va bene o preferisci aspettare?”
“Ehm, ok la guardo adesso”.
Poi però non vale cedere, se no perdiamo di credibilità, quindi di fronte a “Mamma ti prego solo dieci minuti” di solito rispondo “No amore, mi spiace, avevamo detto un’ora e poi basta, la vedrai domani”. Potranno reagire piangendo, arrabbiandosi, offendendosi, è normale, a nessuno piace sentirsi dire di no, neanche a noi! Io ho imparato ad accogliere le sue emozioni, cercare di comprenderle, rimanendo però sempre sulla mia posizione. Salvo rare eccezioni, ma specificando che sono strappi alla regola.
L’accompagnamento
è, forse, la più impegnativa, ma anche a più interessante sia per i nostri figli che per noi, consiste infatti nello stare insieme davanti allo schermo. Per la maggior parte delle volte guardando qualcosa che non ci interessa, come per esempio le cinque serie, a ripetizione, della Peppa Pig, ma insieme ai nostri figli. Insieme. Credo che questa sia la chiave di tutto. E devo ammettere che a mia figlia piace tantissimo guardare qualcosa tutti insieme. Perché insieme è più bello. Lo so, in certi momenti ci piacerebbe approfittarne per fare da mangiare o sistemare casa, e a volte capita anche a me di assentarmi per apparecchiare e controllare le pentole sul fuoco. Ma mi mostro comunque interessata a quello che sta guardando, le chiedo a che punto è e cosa sta accadendo, tanto che lei mette in pausa per non farmi perdere le parti più importanti. Ma non è solo questo il beneficio dell’accompagnamento. Con l’aiuto di noi adulti i bambini, sufficientemente stimolati da qualche semplice domanda, hanno la possibilità di utilizzare alternativamente il pensiero spazializzato, che è quello tipico degli schermi (il cui senso è spesso confuso), e quello del linguaggio narrativo, per costruire il racconto di quello che hanno visto (con un prima, un durante e un poi). È una pratica utile dal momento in cui i nostri figli iniziano a parlare, per dare loro i giusti strumenti per diventare i narratori della loro stessa vita.
L’alternanza
significa offrire alternative agli schermi. Un libro, un gioco insieme, una passeggiata. Incoraggiare i nostri figli a dedicarsi ad attività che servano a mobilitare i loro cinque sensi. Per esempio, l’altro giorno ho recuperato dalla cantina una vecchia scatola con dentro di tutto, appena l’ho aperta ho avuto tutta l’attenzione di Aurora, visto che era piena di cose che la interessavano, distraendola per una buona mezz’ora dall’idea di guardare la tv. E qui vale la regola che più conosciamo i nostri figli, meno fatica faremo a trovare qualcosa che li possa interessare.
Sta a noi genitori imparare a mettere sempre in pratica queste tre regole, perché siamo noi le guide che, con amorevole fermezza, accompagnano i bambini e i ragazzi, alla scoperta del mondo.