
Ciò che vediamo è reale? In un mondo sempre più virtuale sembra facile ingannare i nostri occhi con visori 3D e filtri Instagram, ma la verità è che questo è solo il punto di arrivo di un lungo percorso che l’arte e la scienza, fianco a fianco, mettono in campo da tempo. Non a caso ancora una volta, si incontrano a Padova, la città di Galileo Galilei e di Giotto, in una mostra affascinante che io e gli Unfluencers abbiamo avuto il piacere di visitare. In un viaggio nel tempo dal Medioevo alla contemporaneità, la mostra “L’Occhio in Gioco. Percezione, impressioni e illusioni nell’arte” a Palazzo del Monte di Pietà ci ha fatto davvero dubitare della nostra percezione visiva.
Realizzata per gli 800 anni dell’Università di Padova, la mostra è divisa in due sezioni. La prima, incentrata sulla parte storica, è stata curata da Luca Massimo Barbero, la seconda, dedicata al Gruppo N e alla psicologia della percezione, da Guido Bartorelli, Andrea Bobbio, Giovanni Galfano e Massimo Grassi.

Cos’hanno in comune Dante, lo zodiaco e Julio Le Parc?
Apparentemente nulla, in realtà abbiamo scoperto che ciò che li lega è l’ammirazione per una delle forme geometriche più ricche di significati simbolici: il cerchio.
Insieme al colore, il cerchio, così come la sfera, sono presenti nelle mappe celesti, nella rappresentazione del Paradiso Dantesco, negli esperimenti artistici di Le Park e soprattutto nella forma dell’iride dell’occhio umano.
Il percorso espositivo della mostra L’Occhio in Gioco parte proprio da qui, passando per gli studi sulla teoria dei colori, che a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, sono stati i protagonisti di trattati di Newton e Goethe, ma anche delle opere d’arte dei puntinisti come Seurat che hanno mostrato come piccoli puntini colorati, se accostati, possano essere percepiti da lontano come un unico colore.
Saranno però le Avanguardie di inizio ‘900 a catturare il movimento creando l’illusione di dinamismo, attraverso l’uso di colori accesi, linee potenti e la scomposizione e ricomposizione di forme.
Una rivoluzione che riguarderà anche la scultura e la fotografia, fino ad arrivare ai primi esperimenti pre-cinematografici come i Rotoreliefs di Marcel Duchamp (abbiamo parlato di lui già qui).
Padova: la culla degli esperimenti di percezione visiva

Padova è il fulcro centrale della seconda parte della mostra, come sede degli studi sulla psicologia della percezione, ma anche del Gruppo N, un collettivo di artisti che hanno esplorato la visione attraverso gli effetti ottici, dando vita alla tendenza artistica conosciuta come Optical Art.
Le ricerche degli psicologi padovani Vittorio Benussi, Cesare Musatti, Fabio Metelli e Gaetano Kaniza, nate grazie alla fondazione nel 1919 del Laboratorio di Psicologia sperimentale, hanno travalicato i confini accademici influenzando il collettivo artistico che ha fatto la storia dell’arte degli anni ’60.
Questa sezione non solo presenta le opere del Gruppo N, ma ricostruisce anche gli “ambienti” che il collettivo ha creato per le sue esposizioni, come quello della Biennale di Venezia del 1964. Durante la visita dunque abbiamo avuto l’opportunità unica di immergerci nelle loro opere e di sperimentare personalmente i loro effetti stranianti, vertiginosi e sorprendenti.
Visitare la mostra L’Occhio in Gioco a Padova è stata un’esperienza unica che ci ha dimostrato come due discipline apparentemente distanti, l’arte e la scienza, siano in realtà due facce della stessa medaglia.
La loro unione ci permette di esplorare e comprendere il mondo in modo più profondo e significativo, e al tempo stesso di trarre in inganno i nostri occhi, mostrandoci come non esista in fondo una realtà oggettiva.