
No, non si tratta di un errore di battitura. E neanche di un appellativo romanesco della parola “Influencer”. Si tratta di un nuovo modo di comunicare sui social, così da utilizzare il web in modo costruttivo e consapevole.
Mamma, da grande voglio fare l’influencer
Nell’ultimo decennio siamo stati abituati al termine “Influencer”. Possiamo dire che ormai lo conoscono anche le signore anziane che spettegolano sulla panchina di un qualsiasi paesino italiano.
Inizialmente era il sogno del cassetto di molti ragazzi, ma nel giro di qualche anno è diventato un termine che, quando lo si sente dire, causa un brividino. Sì, quello stesso brivido che viene dopo aver sentito il termine “tronista” o un congiuntivo sbagliato. Questo perché l’influencer, forse erroneamente, nell’immaginario collettivo viene visto come una persona che si è ritrovata da un giorno all’altro un ampio seguito sui social. Un pubblico visto come un insieme di numeri, non persone, a cui dare in pasto decine e decine di contenuti pubblicitari senza alcuna logica, nella speranza di racimolare qualche soldo. Chissà se Kevin Systrom, il fondatore di Instagram, si sarebbe immaginato che la piattaforma venisse utilizzata principalmente per questo scopo.
Siamo sicuri che è ciò di cui abbiamo bisogno? Soprattutto in un periodo come questo, in cui i primi due problemi che ci vengono in mente sono una pandemia e una guerra?
Spazio agli Unfluencer!
È per questo motivo che circa un anno fa è nato il movimento degli Unfluencer: un gruppo di ragazzi che utilizzano i social in modo costruttivo, condividendo con il loro pubblico riflessioni stimolanti e informazioni socialmente utili.
Ai fan più aggiornati di Sii come Bill, il nome non suonerà nuovo: è stato utilizzato proprio per contraddistinguere le persone che scrivono sul magazine del vostro stickman preferito.
Il termine deriva dal prefisso inglese “un” che indica una negazione: infatti, l’obiettivo ultimo non è influenzare, ma in-formare. Sempre in maniera leggera, perché dopotutto siamo sui social. E sui social ci si sta anche per svagarsi.
Chi sono
Per ora, gli unfluencer sono 6. Praticamente dei Power Ranger, ma al posto delle tutine colorate sono armati di libri e ironia. Di seguito una breve introduzione:
- Andrea Nuzzo, editore del Magazine nonché papà di Bill, è colui che ha deciso di avviare il progetto: sui suoi canali porta riflessioni su vari argomenti e condivide qualsiasi cosa impari nella sua vita quotidiana, con un focus sul mondo del digitale e dell’innovazione. Sempre con consapevolezza e spirito critico;
- Valentina Pano, in arte Melaidi, studentessa di filosofia a cui piace condividere monologhi sull’attualità. I suoi video, anche se brevi, sono talmente d’impatto che alcuni professori l’hanno presa come esempio per dare spunti di riflessione ai propri alunni o per integrarli a studi accademici;
- Giacomo Panozzo, studente di storia, condivide sul suo canale TikTok aneddoti storici apparentemente pesanti, ma in modo tanto leggero quanto preciso; vedendo i suoi video sorge spontaneo pensare che, se lo avessimo avuto come professore, probabilmente a quest’ora saremmo più appassionati di storia di Alessandro Barbero;
- Veronica Repetti, laureata in linguistica e attuale studentessa di logopedia, utilizza TikTok e Instagram per andare oltre le parole: scoprirne l’origine, i significati, la pronuncia e gli elementi culturali che hanno portato alla loro formazione. Passa con nonchalance da una spiegazione sulle funzioni di Jakobson, all’analisi di parole scurrili come “Mona” o il meno conosciuto “Trimone”;
- Marco Andrea Teti, un ragazzo che si diverte ad andare in giro a spaccare rocce e raccontare cosa c’è dentro. Studia Geologia all’Università di Cagliari e gli piace spiegare in 60 secondi tutto ciò che impara sulla Terra (e non solo). Passa dall’analisi di un diamante, ad una spiegazione sui buchi neri e l’antimateria;
- Giusy Vena, laureata in Valorizzazione dei beni culturali e Arti Visive, si descrive come “predicatrice di arte contemporanea in poche parole”. Con i suoi contenuti riesce a far capire a tutti perché anche un banana appesa al muro con lo scotch può essere considerata arte;
- Camilla Di Pasquasio, psicologa specializzata in neuroscienze, riesce a rendere alla portata di tutti un argomento complesso ma allo stesso tempo affascinante come il funzionamento del cervello. Passa dallo spiegare la sindrome dell’impostore, ad analizzare gli effetti che la musica ha sul nostro corpo.
Hanno tutti dai 20 ai 26 anni. Anzi, abbiamo, perché ora avete scoperto che anche io che sto scrivendo questo articolo ne faccio parte. Come tutti gli altri, infatti noi Unfluencer da oggi in poi saremo i redattori di Sii come Bill Magazine.
Non mi rimane che darvi appuntamento al nostro primo evento pubblico, che si terrà il 27 aprile a Milano presso il museo Leonardo3 di Milano.
D’ora in poi, Bill non sarà più l’unico personaggio da condividere sui social!
Buongiorno, mi piacerebbe mostrare alla Sig.na Colombo che si occupa d’arte un piccolo teatro della Provincia di Cremona, più precisamente è una scala in miniatura, un gioiellino di Teatro all’italiana