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Non basta chiudere gli occhi per non provare ansia

Ogni giorno incontro tanti giovani, o per meglio dire ci parlo.  Visto il periodo ci si limita alle videochiamate. In ogni caso, grazie al mio lavoro ho la fortuna di confrontarmi con ragazzi che ho scoperto mi definiscono boomer, ma li amo lo stesso. D’altronde si sa che durante l’adolescenza sino ad arrivare ai primi “anta” ci si sente invincibili e portatori sani di giudizio verso quelli con le rughe.

 

La vera scoperta è che in loro c’è tanta fragilità e una grande paura di soffrire.

Sono in molti a cadere in preda all’ansia per nulla.

Qualsiasi prestazione diventa un’impresa epica e il giudizio diventa il loro peggior nemico.

 

A volte riesco a far vedere uno scenario diverso. Riesco a rimotivarli o semplicemente ricordo loro quanto siano forti e quali siano le loro molle utili a farli ripartire.

Come spesso capita si insegue un sogno e, soprattutto se spinti dalla passione, si pensa di essere immortali e che il tempo non abbia fine. Campioni di procrastinazione proseguono il loro cammino rimandando qualsiasi emozione, impegno e occasione di mettersi in gioco, se non si sentono sicuri di portare a casa un successo.  

Non sempre da un giorno all’altro ricordano di avere le stesse possibilità e probabilità di riuscita. Ogni occasione è buona per perdere la fiducia e provare paura per ciò che ancora non si conosce.

 

Ma la questione è che queste giovani menti, sono abituate a ricevere tante informazioni e in modo talmente veloce, che per loro è necessario archiviare ogni notizia in tempo record.

Quindi, così come riescono a trovare stimoli in un battito di ciglia, così riescono a dimenticare il senso della vita con il tempo di uno starnuto.

 

Non tutti riescono ad arrivare alla meta. Si prefiggono degli obiettivi, a volte a lunga scadenza, ed è così che si creano le aspettative. Che ansia! Sentono di meritare, ma le occasioni tardano ad arrivare. Questo diventa il giusto pretesto per mollare. 

 

Certo provare cose nuove è fantastico. Ma non tutti hanno la forza di rimontare in sella una volta disarcionati. Molti trovano il coraggio di provare una prima volta e con esito positivo si sentono immortali e incapaci di credere al fallimento come possibile opzione. 

Nel caso in cui però, al primo tentativi la ciambella non riesca con il buco, ecco che si perde interesse e fiducia nelle nuove occasioni.

 

 

Si potrebbe parlare delle ragioni per cui molti giovani sono così fragili.

Hanno avuto tutto. Colpa dei genitori. La società. E via dicendo…

Questi sono alcuni dei luoghi comuni che echeggiano tra le menti pensanti di chi esprime pareri da tuttologo.

Esperti del settore scientifico e psicologico divulgano certezze più autorevoli ma che anche in questo caso non risolvono il problema. Spesso si dichiara la patologia ma non si rende facile la soluzione.

 

La motivazione sembra essere per quasi tutti la cura a qualsiasi male.

 

Se ami te stesso puoi diventare invincibile.

Se scopri come essere performante allora non avrai più problemi.

Certo se però non riesci… ecco… un po' sfigato ti senti.

 

Perché è questo il problema: stiamo dicendo ai giovani che tutto è possibile e che tutti hanno le stesse identiche possibilità. Questa è per me la vera catastrofe.

Abbiamo tolto braccia all’agricoltura per portare muscoli in università. Abbiamo reso precario il futuro di tutti.

Se l’ansia un tempo era quella di prestazione, che come emozione sana ti accompagnava durante il tuo percorso. Oggi quel sentimento è diventato il campanello d’allarme che ti dice non ti muovere così non fai danni. Meglio non fare piuttosto che farlo male. 

 

Io invito tutti a rivedere il concetto di vincente e di democrazia.

Democratica è la possibilità di riuscire in base al nostro talento, non di occupare uno spazio che non ci si addice.

Perché è inutile, se si nasce tondi, volere a tutti i costi stare dentro un quadrato. Alla fine, inevitabilmente, o si deforma la mente o si sfascia il corpo.

Allora sì che mi viene da dire, che ansia.

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