
Non so se avete mai affrontato un trasloco. Ecco: scoprirete oggetti che non vi ricorderete nemmeno di avere, in quelle piccole scatoline disperse nella vostra camera. Se siete nati prima della metà degli anni ’90, allora potreste trovare degli oggetti che, ora come ora, ci chiediamo come mai abbiamo obbligato i nostri genitori, parenti e amici a regalarceli per compleanni, comunioni, cresime o promozioni. Perché, diciamocelo, non solo gli esseri umani invecchiano male, ma anche certi oggetti degli inizi degli anni 2000 non sono definibili come “vintage”, ma semplicemente “da vecchi”.
Noi di Bill vi forniremo un elenco di oggetti caduti in disuso che andavano per la maggiore negli anni 2000 ma che ora non servirebbero a niente.
I lettori CD e affiliati: come avere musica gratis prima di Spotify
Chi è che non li ha mai usati, per sopportare lunghe ore in pullman? Antenati dei più recenti lettori MP3, MP4 e iPod, sono i figli elettronici del walkman cringe anni’80. Chi di noi non metteva nello zaino più dischi e pile che panini e lasagne di nonna? Ma quanto ci sentivamo fighi a portarcelo dietro in gita scolastica, facendo gli “sboroni” ascoltando i dischi più in voga del momento? Per non parlare dello spaccio illegale che si creava in corriera tra copie di CD da scambiarsi che altro che violazione dei diritti d’autore.
Eppure, questo frisbee di nemmeno un chilo è una bomba ambientale. Succhia più energia lui del led del televisore; tutti quei dischi copiati per non rovinare gli originali hanno contribuito pesantemente alla crisi climatica, nonché alla bancarotta dei nostri genitori, e tutte quelle pile alcaline scariche giacciono in fondo ad un cassetto e non sappiamo più dove buttarle. Ora abbiamo tutto a portata di un clic di pollicione e nemmeno l’iPod (sogno proibito di una generazione di appassionati di musica) è riuscito a tenere testa alla concorrenza di Spotify. Forse sono l’unica, sulla faccia del pianeta, ad aver comprato l’ultimo iPod prima che la sua produzione cessasse. Che amarezza.
La VHS o, per gli amici, “la videocassetta”

Ogni famiglia che si rispettasse, tra la fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000, aveva come minimo 5 scaffali della libreria strapieni di videocassette dei classici Disney. Poi c’ero io che li avevo duplicati, ma questo è un altro discorso. Fatto sta che il nostro tasso di figaggine veniva misurato sulla base del possesso di una certa quantità di videocassette. Questi attrezzi antidiluviani erano una vera e propria palestra di vita: se registrabili, imparavi a gestire il tempo delle pause, a ricordarti il minutaggio esatto di una determinata scena di un film e ti ingegnavi a produrne una copia quando ti accorgevi che il nastro si stava rovinando e che, quindi, la qualità dell’immagine, già di per sé discutibile, iniziava a dare segni di usura.
Già: proprio la rapidità di usura delle stesse VHS è stato il loro tallone di Achille. Più riutilizzavi quella cassetta, più alte erano le probabilità che il nastro si rovinasse anzitempo. Per non parlare dello spazio fisico che occupavano sugli scaffali era comparabile a due custodie di DVD. Tutto questo, l’avvento delle piattaforme on demand e della televisione digitale ne hanno decretato l’oblio. Ma c’è chi resiste e continua a guardarsi il live dei Lunapop del dicembre 2000 registrato con la VHS, solo per risentire il suono del videoregistratore che ingoia la cassetta e ne riavvolge il nastro.
“Prof, ma cos’è il floppy disk?”

La mia collega di inglese non sapeva se ridere o piangere a questa domanda. Forse perché è indice di vecchiaia. Sta di fatto che quel oggetto grande quanto una sottiletta Kraft era il sistema di archiviazione più salvaspazio di file e cartelle. La sua capacità? In media 1,44 MB, cioè 0,001406 GB. Nulla in confronto a quei sparuti 2 GB delle prime chiavette USB che iniziarono ad apparire alla fine del primo decennio degli anni 2000 (tipo la mia prima chiavetta alla scuola media).
Nel giro di pochi anni, tutte le case produttrici di floppy disk smisero di produrli. Il problema è che nei libri scolastici questo oggetto dalla forma strana viene ancora inserito nel lessico degli oggetti informatici. Ma per molti dei professori, i floppy sono stati l’archivio delle loro tesi di laurea tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000; va da sé che domande come quella rivolta alla mia collega d’inglese facciano un effetto Epifania, ovvero: “Ma quanto tempo è passato?”. Domanda retorica per non dirsi di essere invecchiati senza accorgersene.
Di oggetti invecchiati male ce ne sarebbero ancora una lista intera. Se siete curiosi di trovarne altri, semplicemente per deprimervi e pensare al tempo passato, basta che andiate nei vostri solai, nelle vostre cantine o apriate le scatole impolverate in cima agli armadi delle vostre camerette. Troverete tesori (o obbrobri) di dubbia utilità oggi (nonché di dubbio gusto estetico, probabilmente), ma sicuramente vi farà fare un salto nel tempo, fino a farvi dire “eravamo felici e non lo sapevamo”.
Licia Ballestrazzi