
Di cosa hanno bisogno i nostri figli? Penso della stessa cosa di cui abbiamo bisogno noi genitori: di essere ascoltati. Quanto è difficile ascoltare un bambino? Tanto, a volte troppo, lo so, ci sono momenti in cui mia figlia mi chiama talmente volte, con altrettante richieste che spaziano da
”Ho tantissima sete” a “Dov’è il pupazzo che ho lasciato su divano la settimana scorsa?”, che mi si annebbiano i pensieri e non riesco quasi a risponderle.
Quindi mi rendo perfettamente conto della difficoltà di fermarsi, magari mentre abbiamo una pila di piatti in mano in equilibrio precario, appoggiarli sul primo ripiano libero disponibile, sedersi e ascoltare un discorso che, almeno nel mio caso, fa più o meno così: ”Mamma, lo sai che…” pausa di silenzio mentre contempla il suo dito “dimmi, dimmi…” la incoraggio mentre controllo che i piatti non prendano l’iniziativa di lanciarsi dal tavolo per protesta” Mamma… ma lo sai che…” e qui vorrei fisicamente tirarle fuori le paroline dalla bocca, ma respiro e appoggio la mano sui piatti per placare l’ansia di vederli crollare ”Mamma.. ma lo sai che… il mio graffio è guarito perché…” qui la tentazione di finire la sua frase è esagerata, devo per un attimo trattenere il respiro per non dire qualcosa io al suo posto, sorrido a bocca chiusa e attendo” Mamma, ma lo sai che il mio graffio è guarito perché ho tolto il cerotto e gli ho fatto prendere aria?” “Evviva!” urlo esultando, e non so se sono più felice per il graffio guarito, perché è riuscita a verbalizzarlo, o perché finalmente ha finito di parlare e posso sistemare i piatti.
Do un bacino al graffio, come da rito, e ripongo i piatti nello scaffale. Perché quando ai nostri figli viene in mente qualcosa, per loro la priorità è dirla subito, e prima ci mettiamo in pace con questa regola implicita, meno saremo frustrati. Questo vale quando sono piccoli, intendo intorno ai quattro anni, ma io la manterrei a lungo termine. Alcuni di voi penseranno che già da piccoli devono imparare ad aspettare il loro turno per parlare, altrimenti diventeranno adolescenti arroganti, incapaci persino di rispettare il loro turno in posta. Io invece penso che se oggi diamo loro la possibilità e il tempo di esprimersi, ascoltandoli con attenzione, con buona probabilità raccoglieremo i frutti quando, dalla pre-adolescenza in poi, una volta entrati in casa faranno scena muta.
Perché accade proprio così, si passa dal ”Basta parlare! Continui ad interromperci, stiamo parlando di cose serie noi” che tradotto nella lingua di un bambino sarebbe come dire: quello che dici tu non è importante quindi fai silenzio; per arrivare a “com’è andata a scuola?” silenzio. ”Mi hai sentito? Ti ho chiesto com’è andata” mutismo “allora mi rispondi o no? Sono tua madre in fin dei conti!” e dalle tenebre delle corde vocali esce un ”Bene” che sembra più un verso che una parola.
Ma come, pensiamo noi mamme, da piccolo non c’era verso di farlo smettere di parlare, dovevamo riprenderlo perché ci interrompeva sempre, e ora non parla neanche sotto minaccia? Già. Succede. Forse perché a furia di essere interrotti, i nostri figli smettono di provare a comunicare con noi. Passerebbe la voglia a chiunque, in fondo, di parlare con chi continua a dire “Aspetta, sto facendo una cosa importante”. Non solo, l’unico modo di educare all’ascolto è ascoltare, infatti è ormai risaputo che i bambini imparano per imitazione, stanno quindi più attenti a quello che facciamo piuttosto che a quello che diciamo loro. La mia esperienza ne è la conferma, ho sempre cercato, nei limiti del possibile di ascoltare Aurora, mi siedo la guardo e sto attenta a quello che dice anche se non sempre è la cosa più interessante del mondo. Lei, quando le parlo, spesso, anche se non sempre, si siede, mi guarda e mi ascolta. Non è un miracolo, è imitazione.
E quando non riusciamo a fermarci perché abbiamo tre pentole sul fuoco e rischiamo l’incendio doloso in cucina? La soluzione me l’ha suggerita proprio mia figlia.
“Mamma ti devo dire una cosa importantissima”
“Aurora, sono molto impegnata ora e non riesco a fermarmi a guardarti, ho tre pentole sul fuoco che richiedono la mia attenzione”
“Non serve che mi guardi, basta che mi ascolti con le orecchie”
“OK, sono tutta orecchie allora, parla pure”.
Perché quando li ascoltiamo, i nostri figli, riescono a stupirci con soluzioni eccezionali.