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Ecco perché dovresti andare a vedere un’opera lirica

Che cos’è l’opera lirica? È poesia, musica, danza o azione scenica? La risposta, in realtà, è tutti e quattro insieme e non solo! I protagonisti dell’azione teatrale, gli attori, sono i cantanti, spesso insieme a un coro. Sono protagonisti anche le scenografie e i costumi, il tutto accompagnato dall’orchestra e talvolta anche dalla danza. E tutto questo gira intorno a una storia. È senza dubbio quanto di più completo si possa vedere a teatro.

Dove e quando nasce l’opera lirica?

opera lirica Orfeo di Claudio Monteverdi
Frontespizio del melodramma “Orfeo” di Claudio Monteverdi

Firenze, fine XVI secolo. La Camerata fiorentina, un gruppo di poeti, musicisti e letterati, che si riuniva nella casa del conte Giovanni Bardi, vuole far rivivere, in nuove forme, l’antica tragedia greca, per creare uno spettacolo vario ma unitario. Le prime opere, tutte con soggetti tratti dalla letteratura greco-latina, erano rivolte a un ristretto gruppo aristocratico e possiamo ricordare Dafne (1598) ed Euridice (1600), su versi di Ottavio Rinuccini e musica di Jacopo Peri. Il compositore più importante di questo primo periodo è senza dubbio il cremonese Claudio Monteverdi. Il termine corretto per definire queste opere è “melodramma” (dal greco μέλος, “canto”, e δρᾶμα, “azione scenica”).

Nel 1637 a Venezia si inaugura il San Cassiano, primo teatro d’opera pubblico a pagamento: è l’inizio della diffusione degli spettacoli operistici a più classi sociali! Questo, ovviamente, porta al modificarsi del gusto dell’opera stessa e a un’espansione nell’intera Europa di questa forma d’arte tutta italiana.

Quali sono le caratteristiche di un’opera lirica?

Arriviamo a teatro, ci sediamo in platea o nei palchi, il sipario è ancora abbassato. Cosa ci dobbiamo aspettare? Buio in sala, gli orchestrali hanno già preso posto nella buca davanti al palco (queste due innovazioni le ha applicate per la prima volta Wagner) e noi scorgiamo solo qualche testa e qualche strumento. Rapidamente si calmano gli ultimi bisbiglii tra gli spettatori, entra il direttore (applausi!) e inizia l’ouverture. Si alza il sipario.

teatro regio torino
Teatro Regio di Torino

L’opera è divisa in uno o più atti, a loro volta suddivisi in scene, l’unità più piccola del melodramma. I protagonisti si esprimono tramite recitativi e arie e l’azione si dipana sul palcoscenico. Voci maschili (tenore, baritono e basso) e femminili (soprano, mezzosoprano e contralto) si intrecciano con la musica. In alcune opere è previsto anche l’intervento del coro di voci bianche, quelle dei bambini (un esempio è la celebre “Avec la garde montante” dal primo atto della Carmen di Bizet).

All’origine dell’opera c’è la collaborazione tra un librettista e un compositore. Musica e parole collaborano alla creazione della poesia. L’atto successivo è la messa in scena, che passa tra le mani del regista, dello sceneggiatore, dei costumisti, del direttore d’orchestra e di quello del coro, dei professori d’orchestra e del cast vocale. Ma protagonista dell’opera è anche il pubblico, con applausi a scena aperta per sottolineare il proprio apprezzamento, talvolta qualche fischio, e, perché no, risate, pianti (io mi commuovo quasi sempre).

Le difficoltà della lirica

opera lirica Bohèem
Morte di Mimì da “Bohème” di Giacomo Puccini

Conoscete qualcuno che frequenta assiduamente un teatro lirico? Un linguaggio spesso considerato troppo difficile, la scarsa conoscenza del mondo musicale, spesso costi troppo elevati… raggiungere un vasto pubblico sembra sempre più difficile, ma non impossibile. La situazione attuale vede la crisi delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri d’opera, tra tagli ai finanziamenti, bilanci fallimentari, gestioni non sempre trasparenti, un pubblico sempre meno “nuovo”. Andare a teatro oggi non è più un momento catartico per la collettività, ma qualcosa di sempre più distante dal grande pubblico e dai giovani: molti non lo conoscono e lo considerano noioso a prescindere. Si è cercato di cambiare ambientazioni, modernizzarle, estremizzare i costumi e talvolta addirittura modificare i finali!

Spesso si pensa che sia un mondo accessibile solo per chi ha un diploma in conservatorio o per chi comunque si intende di musica e di canto, ma non è così: da una parte e dall’altra si possono creare nuove connessioni.

Se il pubblico non va dal teatro, è il teatro che deve andare dal pubblico, uscendo dai suoi luoghi d’elezione, raggiungendo le scuole e le piazze, superando le sue rigidità e, perché no, accettando anche un abbigliamento più sportivo per quei ragazzi che decidono di affacciarsi sul suo mondo.

Avvicinarsi all’opera lirica: qualche consiglio

L’opera è quotidianità. Amore, amicizia e lealtà, guerra, destino, tradimento, ma anche beffa e tante risate. Un consiglio potrebbe essere quello di leggere una trama approfondita prima di scegliere l’opera a cui assistere, per cercare argomenti che possano interessare e piacere. Magari ascoltare qualche brano a casa. Non preoccupatevi se vi sembra di non capire niente: a teatro ci sono i sottotitoli! E poi andate, portate un amico e lasciatevi trasportare.

Se avete meno di 30 anni o più di 60 controllate gli sconti che offrono i teatri della vostra città: spesso ci sono agevolazioni sia sui singoli biglietti sia sugli abbonamenti!

Per iniziare, soprattutto se siete profani del mondo della musica cosiddetta colta, non consiglierei Wagner, ma piuttosto Giuseppe Verdi (avrete sicuramente sentito almeno una volta “La donna è mobile” e “Va’ pensiero”) o la “trilogia italiana” di Mozart (“Non più andrai farfallone amoroso”), Rossini (“Figaro qua, Figaro là”), Puccini (“Nessun dorma”), e poi man mano tutto il resto. Chissà quante arie d’opera in realtà conoscete già!

Lacrime e risate sono assicurate. Scende il sipario, i cantanti tornano in scena per ricevere gli applausi. La luce si riaccende in sala. Qualcosa in tutti noi sarà cambiato.

opera lirica Flauto magico
Diana Damrau nei panni della Regina della Notte nel “Flauto magico” di Wolfgang Amadeus Mozart

Dora Strukan Garrone

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