
Paolo Rossi è stato l’eroe Mondiale per almeno tre generazioni, facendo abbracciare di gioia nonni, padri e figli, tutto in quell’ estate del 1982 in cui Just an Illusion degli Immagination era la colonna sonora più suonata nei juke box e i ragazzini come me, che avevano avuto la fortuna di crescere negli anni ‘80, si sbucciavano le ginocchia in uno dei tanti campetti di periferia vivendo a pane nutella e calcio.
Ai Mondiali di Spagna, l’Italia di Bearzot aveva puntato tutto su Paolo Rossi, ma lui e la squadra nelle prime partite erano stati una delusione, a parte un piccolo sussulto contro l’Argentina di un certo Maradona, battuta per 2 a 1 ma senza i goal di Rossi, che non segnava e veniva fortemente criticato.
Poi arrivò il 5 luglio, un pomeriggio torrido con il clima da corrida, davanti a noi il Brasile, e non un Brasile qualsiasi, il più forte di tutti i tempi; nella stessa formazione Falcao, Zico, Junior, Cerezo, Eder, Socrates, Leandro, solo per rinfrescare la memoria a chi di calcio s’intende, quelli non giocavano solo a calcio, ballavano il Samba facendo tremare gli avversari segnando almeno 3 goal a partita.
Se volevamo continuare quel Mondiale dovevamo batterli, non avevamo altro risultato utile, per cui, ci davano tutti per spacciati. Tra noi ragazzini si canticchiava Illusion in testa alla Hit Parade, per esorcizzare la paura dell’umiliazione sportiva.
La partita cominciò con i brasiliani a dominare, il risultato sembrava già scontato.
All’improvviso il primo guizzo di Rossi, poi arrivò il secondo ed infine il terzo goal al Brasile, dopo che i Carioca avevano pareggiato per due volte facendoci ballare il Samba per quasi tutta la gara.
Così nacque la leggenda di Paolo Rossi
Fu l’apoteosi, quel giorno nacque la leggenda di Pablito.
Il sole tramontava e l’Italia era nel delirio, chiunque incontravi per strada ti abbracciava, fu festa fino a tarda sera, avevo 13 anni mi sembrava di sognare, ma non era finita.
Pablito in semifinale ne segnò due alla Polonia e poi arrivò la sera della Germania.
Si respirava euforia collettiva, tutti avevano qualcosa di tricolore addosso, ricordo le mamme cucire le stoffe bianco, rosse e verdi, la diretta TV con lo stadio Bernabeu di Madrid pieno di tricolori sventolanti, le strade deserte, l’Inno Nazionale, noi ragazzini seduti a terra davanti allo schermo, gli adulti dietro sul divano.
La gioia per un rigore a favore, la delusione dopo l’errore di Cabrini e la paura che avessero ragione gli Immagination con la loro Illusion.
I grandi dicevano che la Germania non molla mai, era dura, poi un cross in mezzo all’area, una mischia e la palla in rete, ancora lui, Paolo Rossi.
Ricordo noi ragazzini in ginocchio a urlare sotto la TV, i nostri padri abbracciarsi come adolescenti e persino le mamme, sempre fredde nei confronti del pallone, gioire come mai avremmo potuto immaginare.
Finì 3 a 1 con il Presidente Pertini in piedi esaltato davanti al Re di Spagna, Nando Martellini, il mitico telecronista, urlava Campioni del Mondo e Pablito incoronato Capocannoniere di quel Mondiale che per me e per quelli della mia generazione, rimarrà per sempre nel cuore come Paolo Rossi, che mai potremmo dimenticare insieme a quell’estate del 1982.
Marco Goloso