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Perché in inuit (non) ci sono 80 parole per dire neve

Sicuramente da qualche parte avrete letto, o vi sarà capitato di sentir dire, che ci sono lingue che hanno moltitudini di nomi (tra i venti e i cento a seconda dell’estro della fonte) per indicare la neve e i suoi colori. Solitamente, sono gli inuit ad avere infinite parole per dire neve, nell’immaginario collettivo. Gli inuit sono la popolazione indigena che abita in alcune zone della Groenlandia, dell’Alaska, del Canada e della Siberia, cui spesso ci si riferisce chiamandoli “eschimesi”, nonostante sia in realtà un termine da evitare per non risultare offensivi nei loro confronti. “Eskimo” significare letteralmente “mangiatore di carne cruda” in inuit ed era un’etichetta data dai colonizzatori a questo popolo, che invece non amava identificarsi in questo modo.

Perché si dice che gli inuit hanno così tante parole per dire neve?

Benjamin Lee Whorf, uno dei linguisti più controversi di sempre, scrisse nel saggio Scienze e Linguistica del 1940:

Noi abbiamo la stessa parola per la neve che cade, per la neve sul terreno, per la neve fangosa, per la neve pressata […] Per un eschimese una parola che includa tutte queste cose sarebbe quasi impensabile; egli direbbe che la neve che cade, la neve fangosa, e così via, sono sensibilmente e operativamente differenti, cose diverse con cui avere a che fare; e usa parole diverse per esse e per le altre specie di neve.

@shinanova è una cantante inuit che sui social si occupa della diffusione della sua cultura e della lotta contro le abitudini razziste nei confronti del suo popolo

Da allora, la storia delle molteplici parole per la neve si è propagata come un virus, diventando una sorta di leggenda metropolitana, ingigantita di volta in volta come un pericoloso telefono senza fili della disinformazione. Infatti, altri linguisti negli ultimi 80 anni hanno cercato di chiarire questo fatto: tra di loro non si può non citare Pullum, che nel 1991 fece uscire un articolo chiamato The Great Eskimo Vocabulary Hoax, traducibile con La grande bufala del vocabolario eskimo, in cui sfidava con parecchio sarcasmo le posizioni di Whorf rispetto alle parole per dire neve in lingua inuit. Pullum faceva infatti notare che Whorf non aveva usato dati di prima mano (aveva dato per buono ciò che aveva letto sugli appunti dell’antropologo Boas). E soprattutto a seconda delle diverse fonti i termini usati per indicare la neve dagli inuit erano ogni volta differenti (3, 7,12 e a volte anche una cinquantina).

Whorf e il determinismo linguistico

Whorf aveva citato questa storia delle tante parole per la neve in lingua inuit per un motivo preciso: la cosiddetta e in parte omonima ipotesi Sapir-Whorf, secondo cui le differenze linguistiche siano ragione di differenze cognitive tra parlanti di lingue diverse: semplificando, parlare una determinata lingua influirebbe sulla nostra visione del mondo, deformandola. Si va quindi oltre al fatto, evidente, che la cultura influenzi il lessico di una lingua: Whorf sostiene invece che diverse strutture linguistiche coincidano con diverse strutture di pensiero. Pullum nel suo articolo evidenzia due cose principali.

  • Anche in inglese ci sono diversi termini per neve: snow, slush, sleet e blizzard (come anche in italiano abbiamo: neve, nevischio, fiocco (di neve). Già questa molteplicità riscontrabile in altre lingue non è un buon segno a sostegno della tesi di Whorf, che invece presentava la molteplicità dell’inuit come assolutamente peculiare e irripetibile.
  • La maggiore o minore densità concettuale di un certo dominio linguistico è legata all’esperienza culturale di comunità e individui: certamente un biologo utilizzerà nomi diversi ed estremamente specifici per indicare diversi tipi di piante, ma ciò non significa che lui abbia un’esperienza diversa delle piante stesse.
Foto di inizio ‘900 in cui si mostra la costruzione di un iglu

Ma quindi quante sono le parole inuit per dire neve?

Per rispondere, bisogna prima di tutto spiegare un concetto importante della classificazione morfologica delle lingue del mondo.

Esistono diversi sistemi morfologici. L’italiano è una lingua flessiva, in cui si uniscono diversi morfemi per creare le parole (im-magazzin-abil-e), il cinese invece viene definito lingua isolante, perché la maggior parte delle parole sono monosillabiche e non hanno flessione ( per dire gatto c’è un forma “Mao” ma non c’è il genere o plurale, questa forma può significare “gatti, gatto, gatta, dei gatti”) e poi ci sono delle lingue, tra cui l’inuit, che sono definite polisintetiche.

Le lingue polisintetiche sono quelle lingue in cui le parole sembrano quasi delle frasi, perché al loro interno ci sono tantissime relazioni morfosintattiche, per cui un verbo corrisponde nel suo significato a quella che per noi è una frase completa. Una parola inuit ad esempio è takulauqsimanngitaalugiqaluaqtarali, che significa ma, comunque, non l’ho mai visto effettivamente.

Scoperto questo, non è difficile immaginare che espressioni come “neve bagnata” o “neve che ghiaccia” vengano espresse in un’unica parola, con l’unica vera differenza che sono scritte tutte attaccate, mentre noi stacchiamo a livello morfologico i vari termini.

Quindi l’ipotesi Sapir-Whorf è una bufala?

L’ipotesi, per come è stata concepita, non è assolutamente sostenibile in quanto contraddetta da tutte le scoperte moderne riguardo al funzionamento cognitivo e linguistico. Esistono attualmente degli studi in corso riguardo ad alcune sfumature del determinismo linguistico, che sono ipotesi decisamente più modeste a riguardo. Comunque, la prossima volta che in montagna qualcuno tirerà la storiella delle molteplici parole per dire neve, avete tre possibilità: ignorarlo, buttarlo nella neve e chiedergli poi come si dica in inuit, oppure fargli leggere questo articolo.

Veronica Repetti
About author

Laureata in Lettere e in scienze linguistiche, attualmente frequenta il corso di laurea in Logopedia. Vuole essere il collegamento tra questa materia così specialistica e la realtà di ognuno di noi. Con lei ti accorgi che non bisognerebbe mai dare le parole per scontato.
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