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Perchè mio figlio dice “Io muoro”? Ecco come imparano a parlare i bambini!

I bambini, ogni tanto, pronunciano frasi un po’ “sprecise“. Vi è mai capitato di sentire qualcosa come “Quando facete”? In genere, l’adulto corre per intervenire e correggere il piccolo, ma poco dopo il bambino ripete la frase particolare “Quando facete”. Proprio non riesce a ripetere la versione corretta. Di frasi simili ne avrete sentite un sacco, soprattutto dai più piccoli! Vi siete mai chiesti come mai le producano? Da chi le hanno sentite? Tutto sta nel modo in cui i bambini imparano a parlare.

Il bambino impara la propria lingua materna quasi come un gioco: non vi è impegno da parte sua e il tutto avviene in modo naturale, grazie al contatto con la lingua.

Imitazione? Studio? Perchè la mamma dice “Bravo, si dice proprio così”?

Scopriamo assieme come (non) imparano a parlare i bambini!

La teoria di Skinner

La recente teoria di Skinner del 1957 si chiama “Teoria Comportamentista“. Questa teoria si focalizza sul rapporto stimolo-risposta e del tipo di rinforzo che il bambino riceve. Ad esempio, quando il bambino dice “Voi dite”, i genitori lo incoraggiano positivamente, con dei complimenti “Bravo, esatto”. Quando invece il bambino dice “Voi dicete”, i genitori ricambiano in modo negativo, perchè la frase è sbagliata.

Secondo Skinner, i bambini imparano a parlare grazie a questo meccanismo di risposta positivo o negativo che ricevono dai genitori.

Noi però sappiamo formulare un numero di frasi praticamente infinito, e sappiamo dire se una frase sia corretta oppure no, anche senza averla mai sentita prima, come nel caso di “dicete”. Le poche frasi che mamma e papà ci commentano non ci permettono di imparare la vasta gamma di possibilità che noi effettivamente conosciamo!

I bambini imparano a parlare imitando o grazie all’insegnamento di mamma e papà?

La semplice imitazione di mamma e papà non permette ai bambini di imparare a parlare. Come mai? Ad esempio, le frasi viste prima con “muoro”, “dicete”, “facete” non vengono mai dette da un adulto. Non possono averle “imitate” da qualcuno. .

Poco alla volta, crescendo e facendo esperienza della lingua, i bambini riescono ad impararne le regole specifiche. Nel mentre vanno a tentativi e ipotizzano, anche sbagliando.

I bambini non imparano nemmeno grazie all’insegnamento di mamma e papà o in generale. Certamente, i genitori svolgono un ruolo fondamentale per l’acquisizione e lo sviluppo della lingua del proprio bambino, però il loro insegnamento non è sufficiente.

Alcune parole possono essere insegnate, come quando la mamma insegna al bambino la parola mostrando, ad esempio, il biberon o la palla per giocare. Ma come fa la mamma o il papà ad insegnare al proprio bimbo di pochi anni cosa significa “di” o concetti più astratti? I genitori non si mettono al tavolo con il proprio figlio e glieli insegnano.

E qui, arriviamo ad un punto chiave: le famose correzioni, che tanto ci ostiniamo a fare, ma che purtroppo, più di toglierci le energie non fanno.

Ripetiamo assieme: i bambini non se ne fanno niente delle nostre correzioni!

Non imparano dalle correzioni perchè non è questo il modo in cui imparano a parlare!

Potete perdere giorni interi a provare a correggere il povero bambino malcapitato, ma non imparerà solo perchè voi gli direte la forma corretta del verbo. Al primo tentativo di correzione potrà anche ripeterlo corretto, ma bastano pochi secondi che zac, vi ripete la forma “speciale”.

I bambini imparano a parlare perchè la facoltà di linguaggio ce l’hanno nei geni!

Proprio così! Noi esseri umani abbiamo una facoltà innata, noi nasciamo con la facoltà di linguaggio. (Sull’origine del linguaggio vi rimando qui per approfondire).

Questa è la teoria di ipotesi genetica della facoltà di linguaggio, che ci permette di imparare le lingue. Cosa significa? Chomsky (1981) spiega che ognuno di noi ha una Grammatica Universale, che ricordiamo, è una facoltà innata che possediamo geneticamente.

Questa Grammatica Universale contiene principi universali validi per tutte le lingue: ad esempio tutte le lingue, in ogni frase, hanno un soggetto. Ma da sola non basta!

Grazie a mamma e papà, ma non solo, noi siamo esposti alla lingua o lingue, ad esempio l’italiano. Questo si chiama input, che non è innato, ma si impara. L’input (ovvero la lingua/e alla/e quale/i siamo esposti) ci permette di imparare le regole specifiche di quella o quelle lingue. Le caratteristiche specifiche della lingua sono i parametri: ad esempio, se riprendiamo il principio universale della presenza del soggetto, in italiano questo può essere presente oppure sottinteso.

In inglese, al contrario, è sempre presente, non si può sottintendere. Ogni lingua ha le sue regole! Il bambino impara le regole specifiche grazie all’esposizione ed alla sua esperienza con la lingua, che deve svolgersi a partire dai primissimi anni di vita.

Ecco che il bambino grazie all’unione tra Grammatica Universale e input riesce a creare, costruire la Grammatica Mentale, che è specifica di quella lingua (nel nostro caso l’italiano).

È l’esperienza che forgia il bambino e gli permette di capire le regole della lingua materna. Accogliete i loro errori e siate felici del loro sviluppo!

Giulia Multineddu

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