Part of BillOver 3.0

Articoli

Sei una persona estroversa o introversa? Ecco come scoprirlo

Da sempre siamo portati a vedere una persona estroversa e una introversa come agli opposti, come se si possa essere o solo una o l’altra. Questa distinzione così netta non lascia spazio a vie di mezzo: diventa impensabile essere una persona introversa che apprezza la socialità, o essere una persona estroversa che vuole passare il proprio tempo da sola a riflettere.

La società stessa, poi, ci fa percepire con un’accezione negativa la parola introverso, facendoci sentire in dovere di comportarci più come gli estroversi per essere accettati ed avere successo.

Da dove è partito tutto? Esistono persone introverse con caratteristiche da introverse e viceversa?

Perchè la nostra società predilige l’essere una persona estroversa

Riprendo qui il concetto spiegato da Andrea Pracchi che potrete ritrovare spiegato in modo approfondito qui. Pracchi ci fa fare un passo indietro fino al periodo dell’industrializzazione, negli Stati Uniti. L’idea che essere estroversi sia un bene, mentre essere introversi uno svantaggio ha iniziato a prendere piede molto velocemente in quel periodo. Il fare una buona impressione fin da subito è stato una conseguenza inevitabile del processo di industrializzazione: le persone dalle campagne sono migrate nelle città, hanno iniziato a lavorare in ufficio con persone mai viste prima e non più con i propri vicini. Se le persone non hanno alcun rapporto che le lega, la loro preoccupazione principale diventa il voler mostrarsi al meglio.

Ecco che a loro volta giornali, libri e pubblicità ripetono in coro come comportarsi e come essere, puntando molto sul primo approccio e ad implementare la propria socialità. L’essere introverso, riservato inizia ad essere più un qualcosa di negativo, penalizzante sia a lavoro sia nelle relazioni.

Questa nuova mentalità però porta con sè anche l’ansia sociale poichè le persone cercano di mantenere sempre alto questo livello di socializzazione anche quando non è nel loro essere.

Due caratteri differenti

Nell’immaginario comune quando pensiamo ad una persona estroversa subito la immaginiamo come socievole, di buona compagnia, che agisce, impulsiva e sempre alla ricerca di nuovi stimoli dall’esterno. Una persona estroversa ricarica la “social battery” stando in mezzo alle altre persone, socializzando.

Dall’altra parte una persona introversa viene immaginata come riservata, solitaria, riflessiva e di poche parole, con un forte senso critico ma capace di ascoltare, con poche ma profone relazioni. Gli introversi, la “social battery” la ricaricano passando del tempo per conto proprio.

È ben chiaro ormai che estroversi e introversi affrontino le stesse situazioni in modo diverso e alle volte diametralmente opposto, attuando soluzioni differenti.

Si pensa che una persona introversa sia asociale, taciturna, un’ottima osservatrice, con la quale però è difficile fare amicizia, mentre una persona estroversa sia aperta, loquace, molto amichevole, che fa amicizia più velocemente, che cerca spesso l’approvazione dagli altri e tende spesso a cambiare le proprie opinioni proprio per essere accettata.

Ma queste differenze sono sempre così chiare?

Una visione differente

Il primo ad evidenziare e descrivere la dicotomia estroverso/introverso (extraversion/introversion) fu C. G. Jung nel 1921 in “Tipi psicologici”. Questi due tratti della mente umana sono complementari e sono alla base della sua teoria. Jung ipotizza che questa dicotomia si combini con altri parametri che permettono di descrivere il carattere di una persona. Sviluppa quindi altre due dicotomie: una legata alla percezione (irrazionale) e una legata al giudizio (razionale) del mondo. Il mondo può essere percepito attraverso i sensi (Sensing) o tramite il nostro intuito (Intuition). La persona può giudicare e prendere decisioni attraverso uno sguardo oggettivo, con il ragionamento (Thinking) o uno sguardo più personale, soggettivo, in base a ciò che sentono (Feeling). L’essere introverso o estroverso significa prediligere una determinata relazione con ciò che ci circonda (verso l’esterno o verso l’interno).

Combinando tra loro i parametri individuati da Jung otteniamo otto profili di personalità, tipi per l’appunto.

Quindi di base le persone possono essere estroverse o introverse, e vi possono essere diverse combinazioni in base alle diverse possibilità di giudizio e percezione del mondo esterno.

Myers-Briggs

Madre e figlia, Katharine Cook Briggs e Isabel Briggs Myers, nel 1962 sviluppano l’indicatore di personalità di Myers-Briggs, o MBTI, basandosi sulla teoria di Jung ma implementandola. Questo modello individua 16 tipi di personalità e nasce durante la seconda guerra mondiale con l’obiettivo di individuare il lavoro più adatto alle donne che per la prima volta si affacciavano a questa dimensione, per compensare la mancana della mano d’opera maschile impegnata nella guerra.

Alle tre dicotomie individuate da Jung, le studiose hanno aggiunto la contrapposizione giudizio/percezione per capire quale delle due una persona preferisca usare per relazionarsi con il mondo esterno. Ecco che abbiamo:

  • estroverso/introverso (extraversion/introversion);
  • sensitività/intuizione (sensing/intuition);
  • ragionamento/sentimento (thinking/feeling);
  • giudizio/percezione (judgment/perception).
Il colore di sfondo di un tipo rappresenta la sua funzione dominante, e il colore del testo rappresenta la sua funzione ausiliaria.

Si parla di funzione dominante: è in riferimento ai parametri giudizio e percezione. Secondo Myers e la madre Briggs, una persona può usare tutte e quattro le possibilità (Sensing, Intuition, Thinking e Feeling). La funzione dominante è quella che la persona usa con maggiore consapevolezza.

Il modello PEN

Arriviamo infine al modello PEN ideato da H. J. Eysenck che si basa su tre tratti: psicoticismo, estroversione e nevroticismo. Il suo modello, come quello dei Big Five, sono modelli basati sulla teoria dei tratti: a differenza delle due teorie precedenti, questa vede i tratti estroverso/introverso come una linea continua. Eysenck sostiene inoltre che la personalità abbia anche una componente biologica.

Con estroversione (E) ritroviamo la dicotomia introverso/estroverso, ovvero le persone più estroverse saranno più socievoli, impulsive, loquaci, mentre le persone più introverse saranno più riflessive, taciturne, meno socievoli. Con nevroticismo (N) si indica la stabilità emotiva: le persone possono essere più facilmente colpite da ansia, depressione ed emozioni negative oppure possono essere calme e tranquille. Infine con psicoticismo (P) si indica quanto le persone possono avere tratti violenti o aggressivi, insensibili e antisociali. Più è alto il grado, più si parla di disturbi mentali.

Queste teorie, a differenza del pensare comune, permettono una più vasta combinazione di caratteristiche di personalità, accogliendo anche quelle che, secondo il nostro immaginario sebrerebbero impossibili. L’essere estroverso o introverso sono alla base e sono “solo” due modi differenti di approcciarsi al mondo esterno, che però poi si intrinsecano con altri tratti comportamentali.

Ecco perchè gli introversi possono essere sociali e gli estroversi coscienziosi!

Giulia Multineddu

Related posts
Articoli

Cucina che sa di casa: cosa si mangia in Veneto

Articoli

Appropriazione culturale: come si celebra una cultura senza appropriarsene?

Articoli

Non saranno i "metodi educativi vecchia scuola" a rendere tuo figlio una persona migliore

Articoli

Cosa c'entra Bach con i Jethro Tull?

Rispondi