
Siamo abituati a pensare alla storia come qualcosa di passato, che percepiamo come evanescente e lontano dalle nostro vite. Ebbene: non è così. La storia si scrive tutti i giorni e siamo parte inconsapevole di questo processo. A volte, però, è possibile dire con certezza che un evento a noi contemporaneo avrà ripercussioni nei libri di storia. Questo è proprio il caso delle foto scattate dal telescopio ad infrarossi James Webb.

Il telescopio James Webb
Il telescopio spaziale James Webb, nato dalla collaborazione tra la Nasa, l’Esa e l’Agenzia Spaziale Canadese, è uno strumento a infrarossi talmente innovativo da risultare quasi fantascientifico. Stiamo parlando di uno specchio enorme (6,5 metri di diametro), fatto a tasselli in berillio (che combaciano l’uno con l’altro con una precisione strabiliante) ricoperti da una lamina di oro e vetro, esposto al vuoto dello spazio (non ha un “tubo” che lo contenga), collocato a oltre 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.
Le foto del telescopio James Webb

Le foto fatte col telescopio James Webb mostrano oggetti celesti che popolavano l’universo meno di 800 milioni di anni dopo il Big Bang. Ma com’è possibile? Come si può osservare dalla foto, si nota una sorta di bolla di vetro centrale. Quella è la lente gravitazionale che ha permesso di fotografare tutto questo. I corpi celesti che stanno tra il punto voluto e il telescopio sono molto massicci, tali al punto da deformare lo spazio-tempo e “piegare” il percorso della luce, amplificando l’immagine di quello che si trova dietro, ovvero quelle povere galassie rosse allungate.
Cosa c’entra Einstein?
Einstein aveva iniziato a teorizzare questo fenomeno già nel 1913, il lensing gravitazionale, predetto nella sua teoria della relatività generale. Sostanzialmente, l’enorme gravità dell’ammasso di galassie devia la traiettoria della luce in arrivo dalle galassie che si trovano dietro l’ammasso rispetto alla nostra linea di vista.
Cosa succederà adesso
Questa è la prima volta in cui riusciamo ad arrivare a vedere così profondamente nello spazio. Si aprono davvero nuove strade per esplorare e comprendere (in minima parte) l’universo. Ad esempio, grazie alla spettrometria di massa saremo in grado di rilevare la composizione chimica di pianeti extrasolari distanti anni luce. Insomma, possiamo dire che oltre ad essere delle foto di rilevanza storica, anche noi ci sentiamo un po’ più vicini alla storia, in tutti i sensi.